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368 il negromante.

Con esso voi; ch’io voglio ire a pôr ordine
Che abbiam questi danar che ci bisognano.


SCENA IV.

MASSIMO, CINTIO.


Massimo.Cintio.
Cintio.            Messere.
Massimo.                         Odimi un poco. Voglioti
Pur dir quel che più volte ho avuto in animo,
Ed ho fin qui taciuto, non fidandomi
Del mio parere: or, quando altri concorrere
Ci veggo ancora, tel vô dir. La pratica
La quale hai col vicino nostro Fazio,
Non mi par molto buona nè lodevole.
Mal si confanno insieme i vecchi e i gioveni.
Cintio.Messer, cotesto parlare è contrario
A quel che dir solete, che li gioveni
Praticando coi vecchi, sempre imparano.
Massimo.Male imparar si può dove il discepolo
Sa più del suo maestro.
Cintio.                                      Gli è da credere,
Ma non v’intendo.
Massimo.                                 Te l’ho, dunque, a lettere
Di speciali a chiarir? Mal convenevole
Mi par ch’un vecchio tenga così intrinseca
Dimestichezza teco, il qual sì giovane
E sì bella figliuola abbi; e ti tolleri
Che da mattina a sera tu gli bazzichi
Per casa, essendovi egli e non essendovi.
Per il tempo passato, che dal vincolo
Della moglie eri sciolto, sempre vivere
T’ho lasciato a tuo modo, nè molestia
Mi dava che ’l vicino avesse infamia
Per te; chè, del suo onor poco curandosi
Egli, molto men io debbo curarmene.
Ma or c’hai moglie a lato, e che i tuoi suoceri
Si son doluti meco di tal pratica,
Ed han sospetto che queste sue femmine
T’abbiano così guasto; voglio rompere
Lo scilinguagnolo, e dir che malissima-