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406 il negromante.

Fazio.                                            (Non può nascere
Altro di qui, che danno ed infortunio.)
Abbondio.Io ti veggo così in farsetto e in ordine
Per giocar forse alla palla? Provvedeti
Pur d’un altro che sia a questo esercizio
Miglior di me, ch’io non ci son molto agile.
Camillo.Non1 per giocar con voi a palle, Abbondio,
Vengo a trovarvi; ma per farvi intendere
Che vi sbalzano più che palla, e giôcano
Sul vostro onor e della vostra Emilia
A gran poste. Qua dentro il vostro genero
Ha un’altra moglie. Ma, per dio, traemoci
In una casa di queste più prossime;
Ch’io mi vergogno d’apparir in pubblico
Così spogliato.
Abbondio.                        Andiam qui in casa Massimo.
Camillo.Più tosto vô ch’andiamo in casa Massimo,
Che d’alcun altro; e ch’egli m’oda.
Fazio.                                                            Temolo,
Temolo; or presto va lor dietro, e sforzati
Di udir di che Camillo si rammarica.
Aspetta, aspetta, che fuor esce Cintio.


SCENA VI.

FAZIO, CINTIO, TEMOLO.


Fazio.Cintio, che cosa è questa? come diavolo
Era costui qua dentro?
Cintio.                                        Appunto il diavolo
Ce l’ha portato. Ma chi ha fatto mettere
Una cassa qua su, ch’era dato ordine
Che fosse messa in casa nostra?
Fazio.                                                    Temolo
Ed io ce l’abbiam fatta or ora mettere.
Cintio.E voi or ora, e Temol, ruinato mi
Avete, e le mie spemi2 e di Lavinia,
Sostenute fin qui tanto difficile-
mente, avete sospinte in precipizio.


  1. Ant. stamp.: .
  2. Spemi, al plur., non molto frequente ne’ lirici, dovrà nei versi comici parere anche più singolare.