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434 la scolastica.

Che vien in qua. Vô intendere se Bartolo
È partito. Buon dì, messer Eurialo.


SCENA II.

EURIALO, BONIFACIO.


Eurialo.Dio ve ne renda cento, Bonifazio.
Bonifacio.Èssi partito?
Eurialo.                      Or ora; non debb’essere
Ancora al ponte.1
Bonifacio.                            Com’ha egli indugiatosi
Tanto, ch’omai credéa fusse a San Prospero?2
Eurialo.Gli avéa promesso di prestar quell’asino
Di Giannolo un caval, ch’iersera, udendolo,
Era Pegaso; e poi gli voléa mettere
Sotto una mula, che sta come un trespolo
In tre piedi, viziosa più che ’l diavolo.
Bonifacio.Com’ha egli3 fatto?
Eurialo.                                Siamo iti a uno stallatico,
Ch’andando verso il ponte è, credo, l’ultimo;
E quivi ha avuto un ronzino,4 c’ha un ambio
Miglior del mondo, ma sì mal in ordine,
Che più d’un’ora siam stati acconciandogli
Cinghie, staffili, pettorale e redine.
Al fin pur l’ho messo a cavallo, e vassene;
Che Dio il conduca.
Bonifacio.                                 E andarà5 solo?
Eurialo.                                                              Aspettalo
A Bologna un famiglio, ch’al servizio
Nostro stette altre volte, e apparecchiatogli
Ha dui cavalli da vettura, ch’ottimi
Son da vïaggio, secondo il suo scrivere.
Giunto in Bologna, fa pensier fermarvisi
Tre giorni o quattro, tanto che vi capiti
Alcuna compagnia che vada a Napoli.


  1. Il ponte su cui, fuori di porta San Paolo, si passava il Po di Ferrara. — (Barotti.)
  2. Villa sulla via per Bologna. — (Barotti.)
  3. Da profferire come se fosse scritto ei, e in una sola sillaba con ha.
  4. L’autografo: «roncin.»
  5. G. A.: «anderà.»