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462 la scolastica.

Dell’intenzione il mio parlare interpreti.
Ma dimmi un poco, Accursio; chè a te volgere
Mi voglio prima.
Accursio.                            A me già non ti volgere:
Volgeti a questi umanisti, che cercano
Medaglie e di rovesci si dilettano.
Riccio.Pon da parte le ciance: ti par ch’opera
Lodevole sia stata il fare ingiuria
Alla padrona mia?
Accursio.                                Dove l’ho ingiuria
Fatt’io?
Riccio.               Non lo sai tu? Tôrle una giovane
Di casa a questo modo, che da picciola
S’avéa allevata, non ti pare ingiuria?
Tu l’hai fatta fuggire, tu menatala
Hai qui teco.
Accursio.                    Io?
Riccio.                          Tu sì: deh, non ti fingere
Così maraviglioso; c’ho chiarissima
Informazion come le cose passano:
So come tuo padron, messer Eurialo,
Che vô che m’oda...
Eurialo.                                   Riccio, non mi mettere
In questa trama.
Riccio.                            Ti lasciò, partendosi
Lui, per questo in Pavía,
Eurialo.                                          Quando colpevole
Ben ogni altro ne fusse, innocentissimo
Ne son io; e credo che innocente Accursio
Ne sia non meno.
Riccio.                            A voi vorrò rispondere
Più ad agio: or parlo con costui. So, dicoti,
Come in Pavía ti lasciò questo giovene,
Perchè tu fessi, uomo da ben, quest’opera;
E che prima di te si partì Ippolita
Con la ruffiana veronese, e vennero
Ad espettarti in Piacenza; e levastile
Tu quindi, ed in Ferrara tu condotto le
Hai.
Eurialo.          Se tu così bene come epiloghi,1


  1. Dell’uso di questo verbo colla forma, come qui, di assoluto, non dànno esempio i vocabolarî.