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470 la scolastica.

Diligenzia. Gli è ver c’ho avuto in animo
Sempre di farla; ma pur differendolo,
Son d’anno in anno venuto, e condottomi
Fin qui. Ora, in somma, il mio piovano assolvere
Non mi vuol più, s’io stesso non vo a Napoli
A trovar il signor che queste femmine
Levò, e saper da lui dove si trovino,
O seco pur con altri; e ritrovandole,
Far quel che già molt’anni era mio debito.
Frate.Questa fatica volentier, potendola
Schifar, voi schifareste?
Bartolo.                                        Chi ne dubita?
Frate.Ben si potrà commutare in qualche opera
Pia.1 Non si truova al mondo sì fort’obbligo,
Che non si possa sciôr con l’elemosine.
Bartolo.Andiamo in casa, e più ad agio parliamone.




ATTO QUARTO.




SCENA I.

BONIFACIO, EURIALO.


Bonifacio.Va ratto, che sii là prima che giungano,2
E ch’altra guida piglino; e ricordati
Di menarli di qua, sì che non passino
Dall’uscio vostro. Io chiamarò qui Eurialo
Di fuor, e avvertiròllo dell’astuzia
Ch’abbiam tu ed io composta per soccorrerlo.
Io vô, a ogni modo, ajutar questo giovene,
E dir dieci bugíe perchè ad incorrere
Non abbia con suo padre in rissa e in scandolo:
E così ancor quest’altro mio, che all’ultima
Disperazione è condotto da un credere
Falso, e da gelosía che a torto il stimola.
Nè mi vergognarò d’ordir o tessere
Fallacie e giunti, e far ciò che son soliti


  1. Satira grave, come ognuno si accorge.
  2. Ad Accursio, che poi partesi. — (Pezzana.)