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480 la scolastica.

E’ fatti sempre, ch’e’ miei fatti proprii.1
Bartolo.Come Bartolo? Il nostro Bonifacio
È stato novamente dal quel provido
Viro2 per Bartol battezzato. Accursio,
Non ha egli nominatolo per Bartolo?
Accursio.Già non mi par ch’egli abbia detto Bartolo,
Ma Bonifacio. Han poca differenzia
Tai nomi: quasi quel medesmo suonano.
Lazzaro.Ulterius, non ho io il nostro Eurialo
Più per mio, che non son quasi io medesimo?
Poi l’amo nuovamente più del solito,
Avendolo veduto condescendere
A questa onesta condizion sì facile-
mente, e schifarsi da qualche disgrazia
Gli avría potuto intervenir.
Bartolo.                                              Accursio,
Accursio, non ha ei forse detto Eurialo?
Accursio.Non padron, non; ha ben detto un fantastico
Nome. Oh, che egli m’è uscito di memoria!
Ma suona certo come quel d’Eurialo.
Lazzaro.Non voglio in modo alcun mancar del debito
Mio verso voi. Io vengo in qualche dubbio,
Ancora non essendo questo nonzio
Tornato, che non voglio dar le lettere,
Ad ogni modo, a questo segretario.3
Potrebbe anco esser dietro a un mio servizio.
Ma, per star più sicuro ch’altro scandalo
Non accascasse per mia negligenzia,
Non ci voglio mancar di tempo un attimo,4
Perchè qui passi il fatto senza strepito.
So poi, se alla contessa farò intendere,
Come farò per mie lettere subito,
Ch’Eurialo abbia sposata questa giovane...
Accursio.(O Dio! che non diventa costui mutolo?)


  1. G. A., e tutte le edizioni: «Nel ventre di mia madre (perdonatemi) Stato stampato, che più assai mi premono I fatti degli amici che i miei proprii.»
  2. «Spettabili viri» avea detto anche il Berni. Vedi la Crusca.
  3. Così l’autografo; e, d’altro lato, le stampe, ritraenti dal manoscritto di G. A.: «attento (le più moderne: atteso) ch’io mi dubito, Non essendo comparso ancora ’l nunzio, Ch’ei non sia ito a presentar le lettere, Ad ogni modo, a questi segretarii.»
  4. Manca questo verso nelle antiche edizioni.