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lettere. 561


Della catena che avete mandata a me, molto riferisco grazie a V. S., ancora che non accadéa di pigliare adesso questo disconcio, non vi ritrovando meglio in danari di quello che vi dovete trovare; chè sempre si potéa fare. Io la salverò così a nome vostro come a mio, chè non meno ne porrete disporre, come se fosse in man vostra. Ben vi avvertisco e priego che non parliate di averme fatto questo dono; perchè se venisse all’orecchie di vostra suocera, nè voi nè io avressimo mai più pace con lei. Io la terrò molto bene occulta, nè altri saprà ch’io l’abbia, che voi e il cancellier di questa.

Circa il servitore che V. S. mi scrive, quella saprà che dopo la partita vostra esso ha preso moglie: nondimeno esso è per venire volentieri; ma io non l’ho voluto mandare, se prima non vi ho fatto intendere questo termine in che egli si ritrova. La moglie che egli ha preso, è donna attempata e senza figliuoli, e gli ha dato una casa ed un casale, e sta così bene che non avrà bisogno del vostro. Lui commendo a V. S. per uomo fidatissimo e sufficiente: tuttavía farete in questo il parer vostro. Dell’Ebréo io non vi scriverò altro, perchè il servitor vostro vi riferirà a bocca quello ch’io gli ho detto. Del vostro non venire in qua non solo vi escuso, ma vi laudo; chè mi maraviglio come possa alcuno andare intorno. Altro non occorre. Insieme col cancelliere me vi raccomando, e vi priego che a madonna vostra madre, ed alla sorella mi raccomandiate.

Ferrara, 25 decembre 1532.

Di V. S.
Alessandra Strozza.