Pagina:Ariosto - Orlando furioso, secondo la stampa del 1532, Roma 1913.djvu/118

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 [63]
La gran beltá che ſu da Sacripante
     foſta inazi al ſuo honore e al ſuo bel regno
     La gra beltá, ch’al gra Signor d’ Anglate
     Macchio la chiara fama, e l’alto igegno,
     La gran beltá che ſé tutto Leuante
     Sottofopra voltarſi: e ſtare al ſegno,
     Hora non ha (coſi e rimaſa ſola)
     Chi le dia aiuto pur d’ una parola.

 [64]
La bella donna di gran ſonno oppreſſa
     Incathenata ſu: prima che deſta
     Portaro il ſrate incantator con eſſa
     Nel legno pien di turba afflitta e meſta,
     La vela in cima all’arbore rimeſſa
     Rende la naue all’iſola funeſta
     Doue chiufer la donna in rocca ſorte
     Fin a quel di ch’a lei tocco la ſorte.

 [65]
Ma potè ſi per eſſer tanto bella:
     La ſiera gente muouere a pietade:
     Che molti di: le differiron quella
     Morte, e ſerbarla a gran neceſſitade,
     E ſin e’ hebber di ſuore altra donzella
     Perdonaro all’angelica beltade,
     Al Moſtro ſu condotta ſinalmente
     Piangendo dietro a lei tutta la gente.

 [66]
Chi narrerá l’angofeie, i pianti, i gridi,
     L’alta querela che nel ciel penetra?
     Marauiglia ho, che non s’aprirò i lidi
     Quado ſu poſta in ſu la ſredda pietra,
     Doue in cathena priua di ſuſſidi:
     Morte aſpettaua abominoſa e tetra,
     Io noi diro: che ſi il dolor mi muoue
     Che mi sforza voltar le rime altroue.

 [67]
E trouar verſi non tanti lugubri
     Fin che ’l mio ſpirto ſtanco ſi rihabbia,
     Che non potrian li ſqualidi colubri
     Ne l’orba tigre acceſa in maggior rabbia
     Ne ciò ch da l’Athlate ai liti Rubri
     Venenoſo erra per la calda ſabbia,
     Ne veder ne penſar ſenza cordoglio
     Angelica legata al nudo ſcoglio.

 [68]
O ſé l’haueſſe il ſuo Orlando ſaputo,
     Ch’ era per ritrouarla ito a Parigi:
     O li dui ch’ingano ql vecchio aſtuto
     Col meſſo che venia da i luoghi ſtygi:
     Fra mille morti, per donarle aiuto,
     Cercato haurian gli angelici veſtigi:
     Ma che fariano? hauendone ancho ſpia
     Poi che diſtanti ſon di tanta via?

 [69]
Parigi intanto hauea l’aſſedio intorno
     Dal famoſo ſigliuol del Re Troiano,
     E venne a tanta eſtremitade vn giorno
     Che n’andò quaſi al ſuo nimico i mano,
     E ſé non che li voti il ciel placorno
     Che dilago di pioggia oſcura il piano,
     Cadea quel di per l’Africana lancia
     Il ſanto Imperio, e ’l gra nome di Fracia.

 [70]
Il ſommo Creator gliocchi riuolſe
     Al giuſto lamentar del vecchio Carlo
     E con ſubita pioggia il fuoco tolſe
     Ne ſorſè human ſaper potea ſmorzarlo,
     Sauio chiunque a Dio ſempre ſi volſe
     Ch’altri non potè mai meglio aiutarlo,
     Ben dal deuoto Re ſu conoſciuto
     Che ſi ſaluo per lo diuino aiuto.