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O R LA N DO FVRIOSO
[19]
E da parte il prego d’ una donzella
Ch’alei venir non gli pareſſe graue,
Laqual ritrouerebbe oltre che bella
Piú ch’altra al mondo affabile e ſoaue,
O ver foſſe contento aſpettar, ch’ella
Verrebbe a trouar lui fin’ alla naue,
Ne piú reſtio voleſſe eſſer di quanti,
Quiui eran giunti cauallieri erranti.
[20]
Che neſſun’ altro cauallier ch’arriua
O per terra, o per mare a queſta ſoce:
Di ragionar con la Donzella ſchiua:
Per cóſigliarla in vn ſuo caſo atroce,
Vdito queſto Orlando in ſu la riua:
Senza punto indugiarti vſci veloce,
E come humano e pien di corteſia:
Doue il vecchio il meno preſe la via.
[21]
Fu ne la terra il Paladin condutto
Dentro vn palazzo, oue al ſalir le ſcale
Vna donna trouo piena di lutto,
Per quanto il viſo ne facea ſegnale,
E i negri panni che coprian per tutto
E le loggie e le camere e le ſale,
Laqual dopo accoglieva grata e hOeſta
Fattoi ſeder: gli diſſe in voce meſta.
[19]
Io voglio che ſappiate: che ſigliuola
Fui del Cote d’ Olada, a lui ſi grata
Quantuncjs prole io non gli lòſſi ſola,
Ch’ era da dui ſratelli accompagnata:
Ch’a quato io gli chiedea, da lui parola
Contraria non mi ſu mai replicata,
Standomi lieta in queſto ſtato: auenne,
Che ne la noſtra terra vn Duca venne.
[23]
Duca era di Selandia: e ſé ne giua
Verſo Biſcaglia a guerregiar co i mori,
La bellezza e l’etá ch’in lui fioriua
E li non piú da me ſentiti amori:
Con poca guerra me gli ſer captiua,
Tanto piú ch per quel ch’apparea ſuori
Io credea, e credo, e creder credo il vero
Ch’ amaſſi & ami me con cor ſincero.
[24]
Quei giorni che con noi contrario veto:
Cotrario a glialtri: a me propitio, il tene,
Ch’aglialtri fur quarata, a me vn momèto
Coſi al ſuggire hebbo veloci pene,
Fumo piú volte inſieme a parlamento
Doue che ’l matrimonio con ſolenne
Rito, al ritorno ſuo faria tra nui
Mi promiſe egli, & io ’l promiſi a lui.
[25]
Bireno a pena era da noi partito
(Che coſi ha nome il mio fedele amate)
Che ’l Re di Friſa laqual quanto il lito
Del mar diuide il fiume: e a noi diſtante:
Diſegnando il ſigliuol farmi marito:
Ch’unico al modo hauea nomato Arbate
Per li piú degni del ſuo ſtato manda
A domadarmi al mio padre in Olanda.
[26]
Io ch’all’amante mio di quella fede
Mancar no poſſo: che gli haueua data,
E achor ch’io poſſa, Amor nò mi 9ciede
Che potervoglia, e ch’io ſia tato igrata:
Per ruinar la pratica ch’in piede
Era gagliarda, e preſſo al ſin guidata,
Dico a mio padre che prima ch’in Friſa
Mi dia marito io voglio eſſere vcciſa.