Pagina:Ariosto - Orlando furioso, secondo la stampa del 1532, Roma 1913.djvu/126

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 [36]
Coſi poi che i pteſti e i prieghi in vano
     Vider gittarſi: e che pur ſtaua dura
     Preſero accordo col Friſone, e in mano
     (Coe hauea detto) gli dier me e le mura
     Quel ſenza farmi alcuno atto villano
     De la vita e del regno m’aſſicura,
     Pur ch’io idolciſca l’indurate voglie
     E che d’ Arbante ſuo mi faccia moglie.

 [36]
Io che sforzar coſi mi veggio, voglio
     Per vſcirgli di man perder la vita,
     Ma ſé pria non mi vendico: mi doglio
     Piú che di quáta ingiuria habbia patita
     Fo peſier molti, e veggio al mio conloglio,
     Che ſolo il ſimular può dare aita,
     Fingo ch’io brami, no che nò mi piaccia
     Che mi perdoni, e ſua nuora mi faccia.

 [37]
Fra molti ch’ai ſeruitio erano ſtati
     Giá di mio padre: io ſcelgo dui ſratelli:
     Di grade ingegno, e di gran cor dotati:
     Ma piú di vera fede: come quelli
     Che creſciutici in corte, & alleuati
     Si ſon con noi da teneri citelli,
     E tanto miei: che poco lor parria
     La vita por per la ſalute mia.

 [38]
Comunico con loro il mio diſegno,
     Eſſi prometton d’ eſſermi in aiuto,
     l’u viene i Fiádra, ev’ apparecchia lí legno
     l’altro meco in Giada ho ritenuto,
     Hor mètre i foreſtieri e quei del regno,
     S’ inuitano alle nozze: ſu ſaputo
     Ch Bireno i Biſcaglia haueavna armata
     Per venire in Olanda apparecchiata.

 [39]
Perho che fatta la prima battaglia
     Doue ſu rotto vn mio fratello e vcciſo
     Spacciar toſto 11 corner feci i Biſcaglia
     Che portaſſi a Bireno il triſto auiſo,
     11 qual mètre che s’arma, e ſi trauaglia:
     Dal Re di Friſa il reſto ſu conquiſo,
     Bireno che di ciò nulla ſapea
     Per darci aiuto i legni ſciolti hauea.

 [40]
Di queſto hauuto auiſo il Re Friſone
     De le nozze al fígliuol la cura laſſa,
     E con l’armata ſua nel mar ſi pone,
     Truoua il Duca, lo rOpe, arde, e ſracaſſa
     E come vuol Fortuna: il fa prigione,
     Ma di ciò achor la nuoua a noi no paſſa,
     Mi ſpofa in tato il gioitene, e ſi vuole,
     Meco corcar come ſi corchi il Sole.

 [41]
Io dietro alle cortine hauea naſcoſo
     Quel mio fedele, il qual nulla ſi moſſe
     Prima che a me venir vide lo ſpofo:
     E non l’atteſe che corcato foſſe
     Ch’alzo vn’ accetta, e con ſi valoroſo
     Braccio dietro nel capo lo percoſſe,
     Che gli leuo la vita e la parola,
     Io ſaltai preſta, e gli ſegai la gola.

 [42]
Come cadere il bue ſuole al macello,
     Cade il mal nato giouene, in diſpetto
     Del Re Cimoſco, il piú d’ ogn’ altro fello
     (Che l’empio Re di Friſa e coſi detto)
     Che morto l’uno e l’altro mio fratello
     m’hauea col padre: e p meglio ſuggetto
     Farſi il mio ſtato, mi volea per nuora,
     e ſorſè ú giorno vcciſa hauria me áchora