Pagina:Ariosto - Orlando furioso, secondo la stampa del 1532, Roma 1913.djvu/147

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 [108]
Dico l’annel che Bradamante hauea
     Per liberar Ruggier tolto a Brunello:
     Poi per trarlo di man d’ Alcina rea
     Mandato in India per Melitta a quello,
     Meliſſa (come dianzi io vi dicea)
     In ben di molti adopero l’annello,
     Indi l’hauea a Ruggier reſtituito,
     Dal qual poi ſempre ſu portato in dito,

 [109]
Lo da ad Angelica hora: perche teme
     Che del ſuo ſcudo il ſulgurar nò viete:
     E perche a lei ne ſien difeſi inſieme
     Gliocchi, ch giá l’hauea preſo alla rete:
     Hor viene al lito e ſotto il ventre preme
     Ben mezo il mar la ſmiſurata Cete,
     Sta Ruggiero alla poſta: e lieua il velo
     E par ch’aggioga vn’ altro Sole al cielo,

 [116]
Feri ne gliocchi l’incantato lume
     Di quella ſera, e fece al modo vſato:
     Quale o trota o ſcaglion va giú pel ſide
     C’ha con calcina il montanar turbato
     Tal ſi vedea ne le marine ſchiume
     Il Moſtro horribilmente riuerſciato
     Di qua di la Ruggier percuote assai
     Ma di ferirlo via non truoua mai.

 [117]
La bella Donna tutta volta priega
     Ch’in van la dura ſquama oltre no peſti
     Torna per Dio Signor, prima mi ſlega
     (Dicea piangendo) che l’Orca ſi deſti:
     Portami teco: e in mezoil mar mi aniega
     No far ch’i vètre al brutto peſce io reſti
     Ruggier comoffo duqj al giuſto grido
     Slego la Dona: e la leuo dal lido.

 [118]
Il deſtrier punto, pota i pie all’arena
     E ſbalza in aria, e per lo ciel galoppa:
     E porta il caualliero: in ſu la ſchena
     E la donzella dietro in ſu la groppa,
     Coſi priuo la ſera de la cena
     Per lei ſoaue e delicata troppa:
     Ruggier ſi va volgendo: e mille baci
     Figge nel petto: e ne gliocchi viuaci.

 [113]
Non piú tenne la via come propoſe
     Prima, di circundar tutta la Spagna,
     Ma nel propinquo lito il deſtrier poſe
     Doue entra I mar piú la mior Bretagna:
     Sul litovn boſco era di querce ombroſe
     Doue ogn’ hor par ch Philomea piagna,
     Ch’i mezo haueavn pratel, co vna ſonte
     E quinci e quindi vn ſolitario monte.

 [114]
Quiui il bramoſo cauallier, ritenne
     l’audace corſo, e nel pratel diſceſe,
     E ſé raccorre al ſuo deſtrier le penne,
     Ma non a tal, che piú le hauea diſtefe,
     Del deſtrier ſcefo, a pena ſi ritenne
     Di ſalir altri: ma tennel l’arnefe
     L’arnefe il tenne, che biſogno trarre
     E contra il ſuo diſir meſſe le ſbarre.

 [115]
Frettoloſo, hor da qſto hor da ql canto,
     Confuſamente l’arme ſi leuaua:
     Non gli panie altra volta mai ſtar tanto
     Ch s’un laccio ſciogliea: dui n’anodaua
     Ma troppo e lúgo hormai Signor’ il cato
     E ſorſè ch’ancho l’aſcoltar vi graua
     Si ch’io differirò l’hiſtoria mia,
     In altro tempo che piú grata ſia.