Pagina:Ariosto - Orlando furioso, secondo la stampa del 1532, Roma 1913.djvu/189

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 [64]
Indi d’uno in vn’ altro luogo errando
     Si ritrouaro al ſin fopra vn bel fiume,
     Che con ſilentio al mar va declinando
     E ſé vada o ſé ſtia mal ſi profume,
     Limpido e chiaro ſi: ch’in lui mirando
     Senza conteſa al fondo porta il lume,
     In ripa a qllo a vna freſca ombra e bella
     Trouar dui cauallieri e vna donzella,

 [65]
Hor l’alta fantaſia, ch’un ſentier ſolo
     No vuol chi ſegua ogn’hor, qndi mi guida
     Et mi ritorna oue il Moreſco ſtuolo
     Aſſorda di rumor Fracia e di grida
     D’intorno il padiglione oue il ſigliuolo
     Del Re Troiano il ſanto Imperio sfida,
     E Rodomonte audace ſé gli vanta
     Arder Parigi, e ſpianar Roma ſanta.

 [66]
Venuto ad AgramAte era all’orecchio,
     Che giá l’Ingleſi hauea paſſato il mare,
     Perho Marſilio e il Re del Garbo vecchio
     E glialtri capita fece chiamare:
     Cofiglian tutti a far grade apparecchio
     Si che Parigi poſſino eſpugnare,
     Pono eſſer certi che piú nò s’ eſpugna,
     Se noi fan prima che l’aiuto giugna.

 [67]
Giá ſcale innumerabili per queſto
     Da luoghi intorno hauea fatto raccorre
     Et affé e traui, e vimine conteſto
     Che lo poteano a diuerſi vſi porre:
     E naui e ponti, e piú facea che’l reſto
     Il primo e il fecondo ordine diſporre
     A dar l’affalto, & egli vuol venire
     Tra quei che la citta denno aſſalire.

 [68]
l’Imperatore il di che’l di preceſſe
     De la battaglia, ſé dentro a Parigi
     Per tutto celebrare vflíci, e meſſe
     A Preti, a Frati, bianchi, neri, e bigi
     E le gente che dianzi eran confeffe
     E di man tolte a gl’inimici ſtigi
     Tutti communicar non altramente
     C haueſſino a morire il di ſeguente.

 [69]
Et egli tra Baroni e Paladini
     Principi, & Oratori, al maggior tempio
     Con molta religione a quei diuini
     Atti iteruène, e ne die a glialtri eſempio,
     CO le man giúte, e gliocchi al ciel ſupini
     Diſſe: Signor bè ch’io ſia iniquo & apio
     Non voglia tua bontá pel mio fallire
     Che’l tuo popul fedele habbia a patire.

 [70]
E ſé glie tuo voler ch’egli patiſca
     E e’ habbia il noſtro error degni ſupplici,
     Almen la punition ſi differiſca
     Si che per man non ſia de tuoi nemici,
     Che quado lor d’uccider noi ſortiſca
     Ch nome hauemo pur d’ eſſer tuo’ amici:
     I Pagani diran che nulla puoi,
     Che perir laſci i partigiani tuoi.

 [71]
E per vn che ti ſia fatto ribelle
     Cento ti ſi faran per tutto il mondo,
     Tal che la legge falſa di Babelle
     Cacciera la tua fede e porrá al fondo,
     Difendi queſte genti che ſon quelle
     Ch’I tuo ſepulchro hano purgato e mòdo
     Da brutti cani, e la tua Sata Chieſa
     Con li vicarii ſuoi ſpeffo difeſa.