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Domanda a cortei l’Angelo, che via
Debba tener, ſi che’l Silentio truoue:
Diſſe la Fraude, giá coſtui ſolia
Fra virtudi habitare, e non altroue
Con Benedetto, e con quelli d’ Helia
Ne le Badie, qn erano anchor nuoue:
Fé ne le Scuole assai de la ſua vita
Al tempo di Pythagora e d’Archita.
[89]
Mancati quei Philoſophi e quei Santi,
Che lo ſolean tener pel camin ritto
Da glihoneſti coſtumi e’ hauea inanti
Fece alle ſceleraggini tragitto,
Comincio andar la notte co gli amanti
Indi co i ladri, e fare ogni delitto:
Molto col Tradimento egli dimora
Veduto l’ho con l’homicidio anchora.
[90]
Co quei che falſan le monete ha vſanza
Di ripararli in qualche buca ſcura:
Coſi ſpeffo cópagni muta e ſtanza:
Che’l ritrouarlo ti faria ventura:
Ma pur ho d’ inſegnartelo ſperanza
Se d’arriuare a meza notte hai cura
Alla caſa del Sonno, ſenza fallo
Potrai (che quiui dorme) ritrouallo.
[91]
Ben che ſoglia la Fraude eſſer bugiarda
Pur’ e tanto il ſuo dir ſimile al vero
Che l’Angelo le crede, indi non tarda
A volarſene ſuor del monaſtero,
Tepra il batter de l’ale, e ſtudia e guarda
Giungere i tempo al ſin del ſuo ſentiero
Ch’alia caſa del Sonno, che ben doue
Era ſapea, queſto Silentio truoue.
[92]
Giace in Arabia vna valletta amena
Lontana da cittadi e da villaggi,
Ch’ali’ ombra di duo monti e tutta piena
D’antiqui Abeti, e di robuſti Faggi,
Il Sole indarno il chiaro di vi mena
Che non vi può mai penetrar co i raggi,
Si glie la via da ſolti rami tronca
E quiui entra ſotterra vna ſpelonca.
[93]
Sotto la negra ſelua vna capace
E ſpatiofa grotta entra nel ſaſſo,
Di cui la ſronte l’Hedera ſeguace
Tutta aggirando va con ſtorto paſſo,
In queſto albergo il graue Sonno giace
L’Otio da vn cato corpulento e graſſo
Da l’altro la Pigritia in terra ſiede
Ch nò può ádare, e mal reggerti 1 piede.
[94]
Lo ſmemorato Oblio ſta ſu la porta
Non laſcia entrar, ne riconoſce alcuno,
Non aſcolta imbaſciata ne riporta
E parimente tien cacciato ognuno,
Il Silentio va intorno, e fa la ſcorta,
Ha le ſcarpe di feltro, e’l mantel bruno,
Et a quanti n’ incontra, di lontano
Che no debban venir cenna co mano.
[95]
Se gli accoſta all’orecchio, e pianamente
l’Angel gli dice, Dio vuol che tu guidi
A Parigi Rinaldo con la gente
Che p dar mena al ſuo Signor ſuſſidi,
Ma che lo facci tanto chetamente
Ch’alcun de ſaracin non oda i gridi,
Si che piú toſto che ritruoui il calle
La fama d’ auiſar, glihabbia alle ſpalle.