Pagina:Ariosto - Orlando furioso, secondo la stampa del 1532, Roma 1913.djvu/192

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 [88]
Domanda a cortei l’Angelo, che via
     Debba tener, ſi che’l Silentio truoue:
     Diſſe la Fraude, giá coſtui ſolia
     Fra virtudi habitare, e non altroue
     Con Benedetto, e con quelli d’ Helia
     Ne le Badie, qn erano anchor nuoue:
     Fé ne le Scuole assai de la ſua vita
     Al tempo di Pythagora e d’Archita.

 [89]
Mancati quei Philoſophi e quei Santi,
     Che lo ſolean tener pel camin ritto
     Da glihoneſti coſtumi e’ hauea inanti
     Fece alle ſceleraggini tragitto,
     Comincio andar la notte co gli amanti
     Indi co i ladri, e fare ogni delitto:
     Molto col Tradimento egli dimora
     Veduto l’ho con l’homicidio anchora.

 [90]
Co quei che falſan le monete ha vſanza
     Di ripararli in qualche buca ſcura:
     Coſi ſpeffo cópagni muta e ſtanza:
     Che’l ritrouarlo ti faria ventura:
     Ma pur ho d’ inſegnartelo ſperanza
     Se d’arriuare a meza notte hai cura
     Alla caſa del Sonno, ſenza fallo
     Potrai (che quiui dorme) ritrouallo.

 [91]
Ben che ſoglia la Fraude eſſer bugiarda
     Pur’ e tanto il ſuo dir ſimile al vero
     Che l’Angelo le crede, indi non tarda
     A volarſene ſuor del monaſtero,
     Tepra il batter de l’ale, e ſtudia e guarda
     Giungere i tempo al ſin del ſuo ſentiero
     Ch’alia caſa del Sonno, che ben doue
     Era ſapea, queſto Silentio truoue.

 [92]
Giace in Arabia vna valletta amena
     Lontana da cittadi e da villaggi,
     Ch’ali’ ombra di duo monti e tutta piena
     D’antiqui Abeti, e di robuſti Faggi,
     Il Sole indarno il chiaro di vi mena
     Che non vi può mai penetrar co i raggi,
     Si glie la via da ſolti rami tronca
     E quiui entra ſotterra vna ſpelonca.

 [93]
Sotto la negra ſelua vna capace
     E ſpatiofa grotta entra nel ſaſſo,
     Di cui la ſronte l’Hedera ſeguace
     Tutta aggirando va con ſtorto paſſo,
     In queſto albergo il graue Sonno giace
     L’Otio da vn cato corpulento e graſſo
     Da l’altro la Pigritia in terra ſiede
     Ch nò può ádare, e mal reggerti 1 piede.

 [94]
Lo ſmemorato Oblio ſta ſu la porta
     Non laſcia entrar, ne riconoſce alcuno,
     Non aſcolta imbaſciata ne riporta
     E parimente tien cacciato ognuno,
     Il Silentio va intorno, e fa la ſcorta,
     Ha le ſcarpe di feltro, e’l mantel bruno,
     Et a quanti n’ incontra, di lontano
     Che no debban venir cenna co mano.

 [95]
Se gli accoſta all’orecchio, e pianamente
     l’Angel gli dice, Dio vuol che tu guidi
     A Parigi Rinaldo con la gente
     Che p dar mena al ſuo Signor ſuſſidi,
     Ma che lo facci tanto chetamente
     Ch’alcun de ſaracin non oda i gridi,
     Si che piú toſto che ritruoui il calle
     La fama d’ auiſar, glihabbia alle ſpalle.