Pagina:Ariosto - Orlando furioso, secondo la stampa del 1532, Roma 1913.djvu/199

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 [8]
Trono tutto il contrario al ſuo penſiero
     In queſta parte il Re de Saracini,
     Perche in perſona il capo de l’Impero
     V’era Re Carlo, e de ſuoi Paladini
     Re Salamone, & il Daneſe Vgiero:
     Et ambo i Guidi, & ambo gli Angelini:
     E’l Duca di Bauera, e Ganelone
     E Berlégier, e Auolio, e Auío, e Othone.

 [9]
Gente inſinita poi di minor conto
     De Franchi de Tedeſchi e de Lombardi
     Preſente il ſuo Signor ciaſcuno pronto
     A farſi riputar ſra i piú gagliardi.
     Di queſto altroue io vo renderui conto
     Ch’ ad vn gra Duca e ſorza ch’io riguardi
     llqual mi grida, e di lotano accenna
     E priega ch’io noi laſci ne la penna,

 [10]
Glie tempo ch’io ritorni oue laſciai
     L’auenturofo Aſtolfo d’Inghilterra
     Che’l liigo eſilio hauédo í odio hormai
     Di deſiderio ardea de la ſua terra:
     Come gli n’hauea data pur assai
     Speme colei ch’Aitine vinſe in guerra,
     Ella di rimandaruilo li. uhm cura
     Per la via piú eſpedita e piú ſicura.

 [11]
E coſi vna Galea ſu apparechiata
     Di che miglior mai non ſolco marina,
     E perche ha dubbio pur tutta ſiata
     Che non gli turbi il ſuo viaggio Alcina,
     Vuol Logiſtilla che con ſorte armata
     Andronica ne vada e Sophroſina
     Tanto che nel mar d’Arabi, o nel golſo
     De Perſi, giunga a ſaluamento Aſtolfo.

 [12]
Piú toſto vuol che volteggiando rada
     Gli Scythi, & gl’Indi e i regni Nabathei
     E torni poi per coſi lunga ſtrada
     A ritrouare i Perſi e gli Herythrei,
     Che per quel Boreal Pelago vada
     Che turban ſempre iniqui venti e rei:
     E ſi, qualche ſtagion, pouer di Sole
     Che ſtarne ſenza alcuni meſi ſuole.

 [13]
La Fata poi che vide acconcio il tutto
     Diede licentia al Duca di partire,
     Hauendol prima ammaeſtrato e iſtrutto
     Di coſe assai che ſora lungo a dire.
     E per ſchiuar che non ſia piú ridutto
     Per arte maga onde non poſſa vſcire,
     Vn bello & vtil libro gli hauea dato
     Ch p ſuo amo? haueſſe ogn’hora allato.

 [14]
Come V huom riparar debba agl’incanti
     Moſtra il libretto che cortei gli diede,
     Doue ne tratta o piú dietro o piú inanti
     Per rubrica e per indice ſi vede,
     Vn’ altro don gli fece anchor, che quanti
     Doni fur mai, di gran vataggio eccede,
     E queſto ſu d’horribil ſuono vn corno
     Che fa fugire ognun che l’ode intorno.

 [15]
Dico che’l corno e di ſi horribil ſuono
     Ch’ouunqj s’oda fa ſuggir la gente,
     Nò può trouarſi al mòdo vn cor ſi buono
     Che poſſa non ſuggir come lo ſente,
     Rumor di vèto e di termuoto, e’l tuono,
     A par del ſuon di queſto, era niente,
     Con molto riferir di gratie, preſe
     Da la Fata licentia il buono Ingleſe,