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Lungo il fiume Traiano egli caualca
Su quel deſtrier ch’ai modo eſenza pare
Che tanto leggiermente e corre e valca
Che ne l’arena l’orma non n’appare
L’herba non pur, non pur la nieue calca,
Coi piedi aſciuti andar potria fu’l mare:
E ſi ſi ſtende al corſo e ſi s’ affretta
Che paſſa e vento, e folgore, e ſaetta.
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Queſto e il deſtrier che ſu de l’Argalia
Che di ſiamma e di vento era concetto
E ſenza ſieno e biada ſi nutria
De l’aria pura, e Rabican ſu detto,
Venne ſeguendo il Duca la ſua via
Doue da il Nilo a quel fiume ricetto,
E prima che giugnefie in ſu la ſoce
Vide vn legno venire a ſé veloce.
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Nauiga in ſu la poppa vno Eremita
Con bianca barba a mezo il petto lunga
Che fopra il legno il Paladino inulta
E ſigliuol mio, gli grida dala lunga,
Se non t’ e in odio la tua propria vita
Se no brami che morte hoggi ti giunga
Venir ti piaccia ſu queſt’ altra arena
Ch’ a morir quella via dritto ti mena.
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Tu non andrai piú che fei miglia inante
Che trouerai la ſanguinoſa ſtanza
Doue s’alberga vn’horribil Gigante
Che d’ otto piedi ogni ſtatura auanza,
Non habbia cauallier ne viandante
Dipartirli da lui viuo, ſperanza,
Ch’ altri il crudel neſcána, altri ne ſcuoia
Molti ne ſquarta, e viuo alcun ne’ngoia.
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Piacer, ſra tanta crudeltá, ſi prende
D’una rete ch’egli ha molto ben fatta,
Poco lontana al tetto ſuo la tende
E ne la trita polue in modo appiatta
Che chi prima noi fa, non la comprende
Tanto e fottíi, tanto egli ben l’adatta
E con tai gridi i peregrin minaccia
Che ſpauentati dentro ve li caccia.
[45]
E con gran riſa auiluppati in quella
Se li ſtraſcina ſotto il ſuo coperto.
Ne cauallier riguarda ne donzella
O ſia di grande, o ſia di picciol merto,
E mangiata la carne, e le ceruella
Succhiate e’l ſangue, da loſſa al deſerto,
E de l’humane pelli intorno intomo
Fa il ſuo palazzo horribilmète adorno.
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Prendi queſt’ altra via, prendila figlio
Che fin’ al mar ti ſia tutta ſicura,
Io ti ringratio padre del conſiglio
(Riſpoſe il Cauallier ſenza paura)
Ma non iſtimo, per l’honor periglio
Di ch’assai piú, che de la vita ho cura,
Per far ch’io palli, in van tu parli meco
Anzi vo al dritto a ritrouar lo ſpeco.
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Fuggendo poſſo con diſnor ſaluarmi,
Ma tal ſalute ho piú che morte a ſchiuo,
S’ io vi vo, al peggio ch potrá icótrarmi:
Fra molti reſtero di vita priuo:
Ma quando Dio coſi mi drizzi l’armi
Che colui morto, & io rimanga viuo
Sicura a mille renderò la via
Si che Putii maggior che’l danno ſia.