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Non pur di ſua perfidia non riprende
Griphon la donna iniqua piú che bella,
Non pur vendetta di colui non prende
Che fatto s’ era adultero di quella,
Ma gli par far assai ſé ſi difende
Che tutto il biaſmo in lui no riuerſi ella,
E come foſſe ſuo cognato vero
D’ accarezzar non ceſſa il caualliero.
[15]
E con lui ſé ne vien verſo le porte
Di Damaſco, e da lui ſente tra via
Che la dentro douea ſplendida corte
Tenere il ricco Re de la Soria,
Et ch’ognun quiui, di qualunque ſorte
O ſia Chriſtiano, o d’ altra legge ſia
Dentro e di ſuori ha la citta ſicura
Per tutto il tempo che la feſta dura.
[16]
Non perho ſon di ſeguitar ſi intento
L’hiſtoria de la perfida Horigille,
Ch’a giorni ſuoi, non pur’ un tradimento
Fatto a gliamati hauea, ma mille e mille,
Ch’io non ritorni a riueder dugento
Mila perſone, o piú de le ſcintille
Del fuoco ſtuzzicato, oue alle mura
Di Parigi facean danno e paura.
[17]
Io vi laſciai come adattato hauea
Agramante vna porta de la terra
Che trouar ſenza guardia ſi credea:
Ne piú riparo altroue il paſſo ferra,
Perche in perſona Carlo la tenea,
Et hauea ſeco i maſtri de la guerra
Duo Guidi, duo Angelini, vno Angeliero
Auino, Auolio, Ottone, e Berlingiero.
[28]
Inanzi a Carlo, inanzi al Re Agramante
l’un ſtuolo e l’altro ſi vuol far vedere.
Oue gran loda, oue merce abondante
Si può acquiſtar, facendo il ſuo douere,
I Mori non perho ſer pruoue tante
Ch par riſtoro al dano habbiao hauere,
[10]Perche ve ne reſtar morti parecchi
Ch’ a glialtri fur di ſolle audacia ſpecchi
[29]
Grandine ſembran le ſpeſſe ſaette
Dal muro fopra gli’nimici ſparte
II grido infin’al ciel paura mette
Che fa la noſtra, e la contraria parte,
Ma Carlo vn poco, & Agramate aſpette
Ch’io vo cantar de l’Africano Marte
Rodomonte terribile & horrendo
Che va per mezo la citta correndo.
[30]
Non ſo Signor ſé piú vi ricordiate
Di queſto Saracin tanto ſicuro,
Che morte le ſue genti hauea laſciate
Tra il fecondo riparo e’l primo muro:
Da la rapace ſiamma deuorate
Che non ſu mai ſpettacolo piú oſcuro,
Diſſi ch’entro d’un ſalto ne la terra
Sopra la ſoſſa che la cinge e ferra,
[31]
Quando ſu noto il Saracino atroce
All’arme iſtrane alla ſcagliofa pelle
La doue i vecchi, e’l popul men feroce
Tendean l’orecchie a tutte le nouelle,
Leuoſſi vn piato, vn grido, vn’ alta voce
Co vn batter di man ch’andò alle ſtelle,
E chi potè ſuggir non vi rimaſe
Per ferrarfi ne templi e ne le caſe.