Pagina:Ariosto - Orlando furioso, secondo la stampa del 1532, Roma 1913.djvu/236

Da Wikisource.


 [108]
Griphone, o ch’egli o che’l cauallo foſſe
     Staco, o grauaſſe il ſonno pur le ciglia,
     Al primo albergo che trouar, fermoſſe
     Che non erano andati oltre a dua miglia,
     Si traſſe l’elmo, e tutto diſarmoſſe
     E trar fece a caualli e fella e briglia,
     E poi ſerroſſi in camera ſoletto,
     E nudo per dormire entro nel letto.

 [109]
Non hebbe coſi toſto il capo baffo
     Ch chiuſe gliocchi, e ſu dal ſono oppſſo
     Coſi profundamente, che mai Taſſo
     Ne Ghiro mai s’ addormèto, quato eſſo
     Martano in tanto & Horrigille a ſpaffo
     Entrare in vn giardin, ch’era li appreſſo
     Et vn’ inganno ordir, che ſu il piú ſtrano,
     Che mai cadeſſe in ſentimento humano.

 [110]
Martano diſegno torre il deſtriero
     I panni, e l’arme, che Griphon s’ ha tratte
     E andare inanzi al Re pel caualliero
     Che tante pruoue hauea gioſtrádo fatte,
     l’effetto ne ſegui fatto il penderò:
     Tolle il deſtrier piú candido che latte
     Scudo, e cimiero, & arme, e fopraueſte
     E tutte di Griphon l’inſegne veſte.

 [111]
Con gli ſcudieri e con la donna, doue
     Era il popolo anchora, in piazza venne,
     E giunſe a tempo che ſinian le pruoue
     Di girar ſpade e d’arreſtare antenne,
     Comanda il Re che’l cauallier ſi truoue
     Che per cimier hauea le bianche penne,
     Bianche le veſti, e bianco il corridore,
     Che’l nome non ſapea del vincitore.

 [112]
Colui ch’indoſſo il no ſuo cuoio haueua
     Come l’Aſino giá quel del Leone,
     Chiamato, ſé n’ andò come attendeua,
     A Norandino, in loco di Griphone,
     Quel Re corteſe incontro ſé gli leua
     l’abbraccia e bacia, e allato ſé lo pone,
     Ne gli baſta honorarlo e dargli loda
     Ch vuol che’l ſuo valor per tutto s’ oda.

 [113]
E fa gridarlo al ſuon de gli oricalchi
     Vincitor de la gioſtra di quel giorno,
     L’alta voce ne va per tutti i paſchi,
     Che’l nome ídegnovdir fa d’ ognintorno
     Seco il Re vuol ch’a par a par caualchi
     Quado al palazzo ſuo poi fa ritorno,
     E di ſua gratia tanto gli comparte
     Che baſteria ſé foſſe Hercole o Marte.

 [114]
Bello & ornato allogiamento dielli
     In corte, & honorar fece con lui
     Horrigille ancho, e nobili donzelli
     Mando con eſſa, e cauallieri ſui,
     Ma tépo e ch’ancho di Griphon fauelli
     Ilqual ne dal còpagno ne d’altrui,
     Temèdo inganno, addormentato s’era
     Ne mai ſi rifueglio fin’ alla ſera.

 [115]
Poi che ſu deſto, e che de l’hora tarda
     S’ accorſe, vſci di camera con fretta
     Doue il falſo cognato, e la bugiarda
     Horrigille, laſcio con l’altra fetta,
     E quádo non gli truoua, e che riguarda
     Non v’effer l’arme, ne i pani, foſpetta,
     Ma il veder poi piú ſoſpettofo il fece
     l’inſegne del copagno in quella vece.