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Quindici o venti ne taglio a trauerſo,
Altri tanti laſcio del capo tronchi,
Ciaſcun d’un colpo ſol dritto o riuerſo,
Che viti o falci par che poti e tronchi,
Tutto di ſangue il ſier Pagano aſperfo
Laſciando capi feſſi e bracci monchi
E ſpalle e gambe, e altre mébra ſparte
Ouunqj il pano volga, al ſin ſi parte.
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De la piazza ſi vede in guiſa torre
Che non ſi può notar c’habbia paura,
Ma tutta volta col penſier diſcorre
Doue ſia per vſcir via piú ſicura,
Capita al ſin doue la Senna corre
Sotto all’iſola e va ſuor de le mura
La gente d’arme e il popul fatto audace
Lo ſtringe e Scalza e gir noi laſcia i pace
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Qual per le ſelue Nomade o Maſſyle
Cacciata va la generoſa belua
Ch’anchor ſuggédo moſtra il cor gètile
E minaccioſa e lenta ſi rinſelua,
Tal Rodomonte in neſſun’atto vile
Da ſtrana circondato e ſiera ſelua
D’haſte e di ſpade, e di volanti dardi
Si tira al fiume a paſſi lunghi e tardi.
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E ſi tre volte e piú l’ira il foſpinfe
Ch’eſſendone giá ſuor vi torno in mezo,
Oue di ſangue la ſpada ritinfe
E piú di cento ne leuo di mezo,
Ma la ragione al ſin la rabbia vinſe
Di nò far ſi ch’a Dio n’ and affé il lezo
E da la ripa per miglior conſiglio
Si gitto all’acqua e vſci di grá periglio.
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Con tutte l’arme andò per mezo l’acque
Come s’ intorno haueſſe tante galle:
Africa in te pare a coſtui non nacque
Bé che d’ Anteo ti vati, e d’ Hanniballe,
Poi che ſu giunto a proda, gli diſpiacq$
Che ſi vide reſtar dopo le ſpalle
Quella citta: e’ hauea traſcorſa tutta
E non l’hauea tutta aria ne diſtrutta.
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E ſi lo rode la ſuperbia e l’ira
Che per tornarui vn’ altra volta guarda:
E di profondo cor geme e ſoſpira
Ne vuoine vſcir ch no la ſpiani & arda,
Ma lungo il fiume in queſta ſuria mira
Venir, chi l’odio eſtingue e l’ira tarda:
Chi foſſe io vi faro ben toſto vdire
Ma prima vn’ altra coſa v’ho da dire.
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Io v’ ho da dir de la Diſcordia altiera
A cui l’angel Michele hauea cómeſſo
Ch’a battaglia accendeſſe, e a lite ſiera
Quei ch piú ſorti hauea Agramate appſſo,
Vſci de ſrati la medeſma ſera
Hauendo altrui l’ufficio ſuo cómeſſo,
Laſcio la ſraude a guerreggiare il loco
Fin che tornaſſe, e a mátenerui il fuoco.
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E le panie ch’andria con piú poſſanza
Se la Superbia anchor ſeco menaſſe,
E perche ſtaua tutte in vna ſtanza
Non ſu biſogno ch’a cercar l’andaffe:
La Superbia v’ andò, ma non che ſanza
La ſua vicaria il monaſter laſciaffe:
Per pochi di che credea ſtarne abſente
Laſcio l’Hypocrifia locotenente.