Pagina:Ariosto - Orlando furioso, secondo la stampa del 1532, Roma 1913.djvu/301

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 [44]
E ſé queſto mi nieghi, io diro dunq3
     Ch’in te non ſia la ſé di che ti vanti,
     Ma che ſu ſol per crudeltá, qualunque
     Volta hai ſprezzati i miei ſupplici pianti,
     No per riſpetto alcií d’Argeo, quantúq?
     M’hai qſto ſcudo ogn’ fiora oppoſto insti
     Saria ſtato tra noi la coſa occulta
     Ma di qui aperta inſamia mi riſulta.

 [45]
Non ſi conuien (diſſe Philadro) tale
     Prologo a me per Argeo mio diſpoſto,
     Narrami pur quel ch tu vuoi, che quale
     Sempre ſui, di ſemp eſſere ho ppoſto,
     E ben ch’a torto io ne riporti male
     A lui non ho queſto peccato importo,
     Per lui ſon pròto adar acho alla morte:
     E ſiami contra il mòdo e la mia ſorte.

 [46]
Riſpoſe l’empia io voglio che tu ſpéga
     Colui che’l noſtro diſhonor procura,
     Non temer ch’alcun mal di ciò t’ auenga
     Ch’io te ne moſtrero la via ſicura,
     Debbe egli a me tornar, come riuenga
     Su l’hora terza la notte piú ſcura,
     E fato vn ſegno de ch’io V ho auucrtito
     10 l’ho a tor dentro che non ſia ſentito.

 [47]
A te non granerá prima aſpettarme
     Ne la camera mia doue non luca,
     Tanto che diſpogliar gli faccia l’arme
     E quaſi nudo in man te lo conduca,
     Coſi la moglie conduceſſe panne
     11 ſuo marito alla tremenda buca,
     Se per dritto coſtei moglie s’appella
     Piú che ſuria inferita] crudele e fella.

 [48]
Poi che la notte federata venne
     Fuor traſſe il mio ſratel co l’arme i mao:
     E ne l’ofeura camera lo tenne
     Fin che tornaſſe il miſer Cartellano:
     Come ordine era dato il tutto auuenne:
     Che’l conſiglio del mal va raro in vano:
     Coſi Philadro il buono Argeo percofTe
     Che ſi penſo che quel Morando foſſe.

 [49]
Con eſſo vn colpo il capo feſſe e il collo
     Ch’elmo non v’era e non vi ſu riparo:
     Peruéne Argeo ſenza pur darevn crollo
     De la miſera vita al ſine amaro,
     E tal l’uccife che mai non penſollo
     Ne mai l’hauria creduto, o caſo raro
     Che cercando giouar, fece all’amico
     Quel, di che peggio no ſi fa al nimico.

 [50]
Poſcia ch’Argeo non conoſciuto giacqj
     Rende a Gabrina il mio ſratel la ſpada,
     Gabrina e il nome di coſtei) che nacqj
     Sol per tradire ognun che in ma le cada,
     Ella che’l ver fin’a quell’hora tacqj
     Vuol che Philandro a riueder ne vada
     Col lume i mano il morto ond’egli e reo,
     K gli dimoſtra il ſuo compagno Argeo.

 [51]
E gli minaccia poi ſé non conſente
     All’amorofo ſuo lungo deſire:
     Di paleſare a tutta quella gente
     Quel ch’egli ha fatto: e noi può gradire
     E lo fará vituperoſamente
     Come aſſaſino e traditor: morire
     E gli ricorda che ſprezzar la fama
     Non de, ſé ben la vita ſi poco ama.