Pagina:Ariosto - Orlando furioso, secondo la stampa del 1532, Roma 1913.djvu/328

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 [88]
Có quel rumor ch’un ſacco d’arme cade
     Riſuona il Conte, come il campo tocca,
     11 deſtrier e’ ha la teſta in libertade
     Quello a chi tolto il ſreno era di bocca:
     Non piú mirando i boſchi che le ſtrade
     Con ruinoſo corſo ſi trabocca,
     Spinto di qua e di la dal timor cieco
     E Mandricardo ſé ne porta ſeco.

 [89]
Doralice che vede la ſua guida
     Vſcir del capo e torleſi d’ appreſſo
     E mal reſtarne ſenza ſi confida
     Dietro corredo il ſuo ròzin gli ha meſſo
     Il Pagan per orgoglio al deſtrier grida
     E co mani e con piedi il batte ſpeffo:
     E come non ſia beſtia lo minaccia
     Perche ſi fermi e tuttauia piú il caccia.

 [90]
La beſtia ch’era ſpauentofa e poltra
     Sanza guardarli a i pie, corre a trauerſo
     Giá corſo hauea tre miglia e ſeguiua oltra
     S’un ſoſſo a ql deſir nò era auuerſo.
     Ch ſanza hauer nel ſodo, o letto, o coltra
     Riceue l’uno e l’altro in ſé riuerſo:
     Die Madricardo in terra aſpra percoſſa
     Ne perho ſi ſiacco, ne ſi roppe oſſa,

 [91]
Quiui ſi ferma il corridore al ſine
     Ma no ſi può guidar che non ha ſreno,
     Il Tartaro lo tien preſo nel crine
     E tutto e di furore e d’ira pieno
     Penſa e non fa quel che di far deſtine,
     Pongli la briglia del mio palaſreno
     (La Donna gli dicea) che non e molto
     Il mio feroce, o ſia col ſreno, o ſciolto.

 [92]
Al Saracin parea diſcorteſia
     La proferta accettar di Doralice,
     Ma ſren gli fará hauer per altra via
     Fortuna, 1 a ſuoi diſii molto fautrice,
     Quiui Gabrina federata inuia,
     Che poi che di Zerbin ſu traditrice
     Fuggia come la Lupa, che lontani
     Oda venire i cacciatori e i cani,

 [93]
Ella hauea anchora indoſſo la gonnella
     E quei medeſmi giouenili ornati
     Che ſuro alla vezzoſa damigella
     Di Pinabel, per lei veſtir leuati,
     Et hauea il palaſreno ancho di quella
     . De i buon del modo, e de gliauataggiati
     La vecchia fopra il Tartaro trouoſſe
     Ch’anchor nò s’era accorta che vi foſſe.

 [94]
l’habito giouenil moſſe la ſiglia
     Di Stordilano e Mandricardo a riſo,
     Vedendolo a colei che raſſimiglia
     A vn babuino, a vn bertuccione in viſo,
     Diſegna il Saracin torle la briglia
     Pel ſuo deſtriero, e riuſci l’auifo
     Toltogli il morſo il palaſren minaccia
     Gli grida, lo ſpauenta, e in ſuga il caccia.

 [95]
Quel ſugge per la ſelua e ſeco porta
     La quaſi morta vecchia di paura,
     Per valli e monti, e per via dritta e torta
     Per ſoſſi e per pendici alla ventura,
     Ma il parlar di coſtei ſi non m’importa
     Ch’ io nò debba d’ Orlado hauer piú cura
     Ch’alia ſua fella ciò ch’era di guaſto
     Tutto ben racconcio ſanza contraſto.