Pagina:Ariosto - Orlando furioso, secondo la stampa del 1532, Roma 1913.djvu/404

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[64]
Fra l’una e l’altra gamba di Fiammetta
Che ſupina giacea, diritto venne,
E quando le ſu a par l’abbraccio ſtretta
E fopra lei ſin preſſo al di ſi tenne,
Caualco ſorte, e non andò a ſtaffetta
Che mai beſtia mutar non gli conuenne,
Che queſta pare a lui che ſi ben trotte
Che ſcender non ne vuol per tutta notte.

[65]
Hauea Iocondo & hauea il Re ſentito
     Il calpeſtio che ſempre il letto ſcoffe,
     E l’uno e l’altro d’uno error ſchernito
     S’ hauea creduto che’l compagno foſſe,
     Poi e’ hebbe il Greco il ſuo camin ſornito
     Si come era venuto ancho tornoſſe:
     Saetto il Sol dal Orizonte i raggi
     Sorfe Fiámetta, e fece entrare i paggi.

[66]
Il Re diſſe al compagno mottegiando
     Frate molto camin fatto hauer dei,
     E tempo e ben che ti ripoſi, quando
     Stato a cauallo tutta notte fei,
     Iocondo a lui riſpoſe di rimando
     E diſſe, tu di quel ch’io a dire haurei
     A te tocca pofare, e prò ti faccia
     Che tutta notte hai caualcato a caccia.

[67]
Anch’io (ſuggiuſe il Re) ſéza alcu fallo
     Laſciato hauria il mio can correr u tratto
     Se m’haueſſi preſtato vn pò il cauallo
     Tanto che’l mio biſogno haueſſi fatto:
     Iocondo replico, ſon tuo vaſallo
     Epuoi far meco e rompere ogni patto:
     Si che non conuenia tal cenni vſare
     Ben mi poteui dir laſciala ſtare.

[68]
Tanto replica l’un, tanto ſoggiunge
     L’altro, che ſono a grane lite inſieme,
     Vengon da motti ad vn parlar che punge
     Ch’ad amenduo l’effer beffato preme,
     Chiaman Fiammetta che non era lunge
     E de la ſraude eſſer ſcoperta teme:
     Per fare in viſo l’uno all’altro dire
     Quel che negado ambi parean métire.

[69]
Dimmi (le diſſe il Re co fiero ſguardo)
     E non temer di me ne di coſtui,
     Chi tutta notte ſu quel ſi gagliardo
     Che ti gode ſenza far parte altrui?
     Credendo l’un prouar l’altro bugiardo
     La riſpoſta aſpettauano ambedui,
     Fiammetta a piedi lor ſi gitto, incerta
     Di viuer piú vedendoli ſcoperta.

[70]
Domando lor perdono, che d’amore
     Ch’a vn giouinetto hauea portato, ſpinta
     E da pietá d’un tormentato core
     Che molto hauea per lei patito, vinta:
     Caduta era la notte in quello errore,
     E ſeguito ſenza dir coſa ſinta:
     Come tra lor con ſpeme ſi conduſſe
     Ch’ ambi credeffon che’l copagno ſuſſe

[71]
Il Re e Iocondo ſi guardaro in viſo
     Di marauiglia e di ſtupor confuſi,
     Ne d’ hauer ancho vdito lor ſu auiſo
     Ch’altri duo ſuſſon mai coſi deluſi,
     Poi ſcoppiaro vgualmente in tanto riſo
     Che co la bocca aperta e gli occhi chiuſi
     Potédo apena il ſiato hauer del petto
     A dietro ſi laſciar cader fu’l letto.