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E lo facea, ſé non toſto ch’al Sole
La vaga Aurora ſé l’uſata ſcorta:
l’animoſo Ruggier, che moſtrar vuole
Che con ragion la bella Aquila porta:
Per non vdir piú d’ atti e di parole
Dilation, ma far la lite corta,
Doue circonda il popul lo ſteccato
Sonando il corno s’ appreſenta armato.
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Toſto che ſente il Tartaro ſuperbo
Ch’alia battaglia il ſuono altier lo sfida
Nò vuol piú de l’accordo intèderverbo:
Ma ſi lancia del letto, & arme grida:
E ſi dimoſtra ſi nel viſo acerbo
Che Doralice iſteffa non ſi ſida
Di dirgli piú di pace ne di triegua:
E ſorza e inſin che la battaglia ſegua.
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Subito s’ arma, & a fatica aſpetta
Da ſuoi feudieri i debiti ſeruigi,
Poi mota fopra il buon cauallo in fretta
Che del gran difenſor ſu di Parigi,
E vien correndo inuer la piazza eletta
A terminar con l’arme i gran litigi,
Vi giuſe il Re e la corte allhora allhora
Si ch’all’aſſalto ſu poca dimora.
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Poſti lor ſuro & allacciati in teſta
I lucidi elmi, e date lor le lance:
Siegue la tromba a dare il ſegno preſta
Che fece a mille impallidir le guancie:
Poſero l’haſte i Cauallieri in reſta
E i corridori punſero alle pance,
E venner con tale impeto a ferirfi
Che parue il ciel cader la terra aprirli.
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Quinci e quindi venir ſi vede il bianco
Augel che Gioue per l’aria ſoſtenne,
Come ne la Theſſalia ſi vide ancho
Venir piú volte, ma con altre penne,
Quato ſia l’uno e l’altro ardito e ſranco
Moſtra il portar de le maſſiccie antenne:
E molto piú, ch’a qllo incontro duro
Quai torri a i vèti, o ſcogli all’onde ſuro.
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I tronchi fin’ al ciel ne ſono aſceſi:
Scriue Turpin verace in queſto loco
Che dui o tre giú ne tornaro acceſi
Ch’eran ſaliti alla ſphera del fuoco,
I Cauallieri i brandi haueano preſi
E come quei che ſi temeano poco
Si ritornaro incontra: e a prima giunta
Ambi alla viſta ſi ferir di punta.
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Ferirſi alla viſiera al primo tratto:
E non miraron per metterſi in terra
Dare a i caualli morte, ch’e mal’atto
Per ch’effi non han colpa de la guerra:
Chi penſa che tra lor foſſe tal patto
Non fa l’ufanza antiqua, e di molto erra:
Senz’ altro patto era vergogna e fallo
E biaſmo eterno a chi feria il cauallo.
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Ferirſi alla viſiera ch’era doppia:
Et a pena ancho a tanta ſuria reſſe
l’ú colpo appreſſo all’altro ſi raddoppia
Le botte piú che grandine ſon ſpeffe,
Ch ſpezza ſrode e rami e grano e ſtoppia
E vſcir in van fa la ſperata meſſe:
Se Durindana e Baliſarda taglia
Sapete, e quanto in queſte mani vaglia.