Pagina:Ariosto - Orlando furioso, secondo la stampa del 1532, Roma 1913.djvu/424

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 [44]
E lo facea, ſé non toſto ch’al Sole
     La vaga Aurora ſé l’uſata ſcorta:
     l’animoſo Ruggier, che moſtrar vuole
     Che con ragion la bella Aquila porta:
     Per non vdir piú d’ atti e di parole
     Dilation, ma far la lite corta,
     Doue circonda il popul lo ſteccato
     Sonando il corno s’ appreſenta armato.

 [45]
Toſto che ſente il Tartaro ſuperbo
     Ch’alia battaglia il ſuono altier lo sfida
     Nò vuol piú de l’accordo intèderverbo:
     Ma ſi lancia del letto, & arme grida:
     E ſi dimoſtra ſi nel viſo acerbo
     Che Doralice iſteffa non ſi ſida
     Di dirgli piú di pace ne di triegua:
     E ſorza e inſin che la battaglia ſegua.

 [46]
Subito s’ arma, & a fatica aſpetta
     Da ſuoi feudieri i debiti ſeruigi,
     Poi mota fopra il buon cauallo in fretta
     Che del gran difenſor ſu di Parigi,
     E vien correndo inuer la piazza eletta
     A terminar con l’arme i gran litigi,
     Vi giuſe il Re e la corte allhora allhora
     Si ch’all’aſſalto ſu poca dimora.

 [47]
Poſti lor ſuro & allacciati in teſta
     I lucidi elmi, e date lor le lance:
     Siegue la tromba a dare il ſegno preſta
     Che fece a mille impallidir le guancie:
     Poſero l’haſte i Cauallieri in reſta
     E i corridori punſero alle pance,
     E venner con tale impeto a ferirfi
     Che parue il ciel cader la terra aprirli.

 [48]
Quinci e quindi venir ſi vede il bianco
     Augel che Gioue per l’aria ſoſtenne,
     Come ne la Theſſalia ſi vide ancho
     Venir piú volte, ma con altre penne,
     Quato ſia l’uno e l’altro ardito e ſranco
     Moſtra il portar de le maſſiccie antenne:
     E molto piú, ch’a qllo incontro duro
     Quai torri a i vèti, o ſcogli all’onde ſuro.

 [49]
I tronchi fin’ al ciel ne ſono aſceſi:
Scriue Turpin verace in queſto loco
Che dui o tre giú ne tornaro acceſi
Ch’eran ſaliti alla ſphera del fuoco,
I Cauallieri i brandi haueano preſi
E come quei che ſi temeano poco
Si ritornaro incontra: e a prima giunta
Ambi alla viſta ſi ferir di punta.

 [50]
Ferirſi alla viſiera al primo tratto:
     E non miraron per metterſi in terra
     Dare a i caualli morte, ch’e mal’atto
     Per ch’effi non han colpa de la guerra:
     Chi penſa che tra lor foſſe tal patto
     Non fa l’ufanza antiqua, e di molto erra:
     Senz’ altro patto era vergogna e fallo
     E biaſmo eterno a chi feria il cauallo.

 [51]
Ferirſi alla viſiera ch’era doppia:
     Et a pena ancho a tanta ſuria reſſe
     l’ú colpo appreſſo all’altro ſi raddoppia
     Le botte piú che grandine ſon ſpeffe,
     Ch ſpezza ſrode e rami e grano e ſtoppia
     E vſcir in van fa la ſperata meſſe:
     Se Durindana e Baliſarda taglia
     Sapete, e quanto in queſte mani vaglia.