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Tra la marina e la ſiluoſa ſchena
Del fiero Atlante, vide ogni contrada,
Poi die le ſpalle a i monti di Carena
E fopra i Cyrenei preſe la ſtrada:
E trauerſando i campi de l’arena
Venne a confin di Nubia in Albaiada,
Rimaſe dietro il Cimiter di Batto
E’l gra tepio d’ Amon e’ hoggi e disfatto.
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Indi giunſe ad un’altra Tremifenne
Che di Maumetto pur ſegue lo itilo:
Poi volſe a glialtri Ethiopi le penne
Che contra queſti ſon di la dal Nilo,
Alla citta di Nubia il camiti tenne
Tra Dobada e Coalle in aria a ſilo:
Queſti Chriſtiani ſon, quei Saracini
E ſtan co l’arme in man ſempre a confini.
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Senapo Imperator de la Ethiopia
Ch’in loco tien di ſcettro i man la Croce,
Di gente di cittadi e d’ oro ha copia
Quindi ſin la doue il mar roſſo ha ſoce,
E ſerua quaſi noſtra fede propia
Che può ſaluarlo da l’efilio atroce:
Glie (s’io non piglio errore) in qſto loco
Oue al batteſmo loro vfano il fuoco.
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Diſmoto il duca Aſtolfo alla gran corte
Dentro di Nubia, e viſito il Senapo:
Il cartello e piú ricco assai che ſorte
Oue dimora d’ Ethiopia il capo:
Le catene de i ponti e de le porte
Gangheri e chiauiſtei da piedi a capo
E ſinalmente tutto quel lauoro
Ch noi di ferro vſiamo, ini vfan d’oro.
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Anchor che del ſiniſſimo metallo
Vi ſia tale abondanza, e pur in pregio,
Colonnate di limpido chryſtallo
Son le gran loggie del palazzo Regio,
Fan roſſo, biáco, verde, azurro, e giallo
Sotto i bei palchi vn relucente ſregio:
Diuifi tra proportionati ſpatii
Rubili, Smeraldi, Zaphiri, e Topatii.
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In mura in tetti in pauimenti ſparte
Eran le perle, eran le ricche gemme,
Quiui il balſamo naſce, e poca parte
N’hebbe appo queſti mai Hieruſalème,
Il muſchio ch’a noi vien, quindi ſi parte
Quldi vien l’abra e cerca altre maréme,
Vengon le coſe in ſomma da quel canto
Che ne i paeſi noſtri vaglion tanto.
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Si dice che’l Soldan Re de l’Egitto
A quel Re da tributo e ſta ſuggetto,
Pereti’ e in poter di lui dal camiti dritte)
Leuare il Nilo e dargli altro ricetto,
E per queſto laſciar ſubito afflitto
Di fame il Cairo, e tutto quel diſtretto,
Senapo detto e da i fubditi ſuoi:
Gli dician Preſto o Preteianni noi.
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Di quanti Re mai d’ Ethiopia ſoro
Il piú riccho ſu queſti e il piú poſſente.
Ma con tutta ſua polla e ſuo theſoro
Gliocchi perduti hauea miſeramente,
E queſto era il minor d’ogni martoro,
Molto era piú noioſo e piú ſpiacente
Che quantunque ricchifTímo ſi chiame
Cruciato era da perpetua fame.