Pagina:Ariosto - Orlando furioso, secondo la stampa del 1532, Roma 1913.djvu/523

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 [4]
Che ſé l’amante de I* amato deue
     La vita amar piú de la propria, o tanto:
     (Io parlo d’uno amante a cui non lieue
     Colpo d’ Amor paſſo piú la del manto)
     Al piacer tanto piú ch’effo riceue
     L’honor di quello antepor deue, quanto
     L’honore e di piú pregio che la vita
     Ch’ a tutti altri piaceri e preferita.

 [5]
Fece Ruggiero il debito a ſeguire
     Il ſuo Signor, che non ſé ne potea
     Se non con ignominia dipartire:
     Che ragion di laſciarlo non hauea,
     E s’Almonte gli ſé il padre morire
     Tal colpa in Agramante non cadea,
     Ch’in molti effetti hauea co Ruggier poi
     Emendato ogni error de i maggior ſuoi.


 [6]
Fara Ruggiero il debito a tornare
     Al ſuo Signore, & ella anchor lo fece
     Che sforzar non lo volſe di reſtare
     Come potea: con iterata prece:
     Ruggier potrá alla Donna ſatisfare
     A vn’ altro tempo s’ hor non ſatisfece:
     Ma all’honor chi gli maca d’un mometo
     Nò può in cento anni ſatisfar ne in cento.

 [7]
Torna Ruggiero in Arli, oue ha ritratta
     Agramante la gente che gli auanza,
     Bradamante e Marphiſa, che contratta
     Col parètado hauean grande amiſtanza
     Andaro inſieme oue Re Carlo fatta
     La maggior pua hauea di ſua poſſanza,
     Sperando o per battaglia o per aſſedio
     Leuar di Francia coſi lungo tedio.

 [8]
Di Bradamante, poi che conoſciuta
In campo ſu, ſi ſé Ietitia e feſta,
Ogniun la riueriſce e la ſaluta
Et ella a queſto e a quel china la teſta,
Rinaldo come vdi la ſua venuta
Le venne incontra, ne Ricciardo reſta
Ne Ricciardetto od altri di ſua gente
E la raccoglion tutti allegramente.

 [9]
Come s’intefe poi che la compagna
     Era Marphiſa, in arme ſi famoſa,
     Che dal Cataio a i termini di Spagna
     Di mille chiare palme iua pompoſa,
     Non e pouero o ricco che ri magna
     Nel padiglion, la turba diſioſa
     Vien qnci, e qndi, e s’urta ſtorpia e pme
     Sol per veder ſi bella coppia inſieme.

 [10]
A Carlo riuerenti apprefentarfí:
     Queſto ſu il primo di (ſcriue Turpino)
     Che ſu viſta Marphiſa inginocchiarli,
     Che ſol le parue il figlio di Pipino
     Degno, a cui tanto honor doueſſe farſi
     Tra quanti o mai nel popul Saracino
     O nel chriſtiano, Imperatori e Regi
     Per virtú vide o per ricchezza egregi.

 [11]
Carlo benignamente la raccolſe
     E le vſci incontra ſuor de i padiglioni,
     E che ſedeſſe a lato ſuo poi volſe
     Sopra tutti Re, Principi, e Baroni,
     Si die licentia a chi non ſé la tolſe,
     Si che toſto reſtaro in pochi e buoni,
     Reſtaro i Paladini, e i gran Signori
     La vilipeſa plebe andò di ſuori,