Pagina:Ariosto - Orlando furioso, secondo la stampa del 1532, Roma 1913.djvu/592

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ORLANDO FVRIOSO
     
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     Non gli parea crudele e duro manco
     A douer ſopportar tanto dolore
     Che ſé veduto aprir s’ haueſſe il ſianco
     E vedutoli trar con mano il core,
     Di geloſo timor pallido e bianco
     Per la ſua donna mentre ſtaria ſuore:
Lei, con quei modi che giouar ſi crede,
Supplice priega a non mancar di fede.

 [84]
Dicèdole ch’a donna, ne bellezza,
     Ne nobiltá, ne gran fortuna, baſta
     Si che di vero honor monti in altezza
     Se per nome e per opre non e caſta,
     E che qlla virtú via piú ſi prezza
     Che di fopra riman quando contraſta,
     E e’ hor gra capo hauria p qſta abfenza
     Di far di pudicitia eſperienza.

 [85]
CO tai le cerca & altre assai parole
     Perſuader ch’ella gli ſia fedele,
     De la dura partita ella ſi duole,
     Co che lachryme o Dio co ch querele:
     E giura che piú toſto oſcuro il Sole
     Vedraſſi, che gli ſia mai ſi crudele
     Che ròpa fede, e che vorria morire
     Piú toſto c’hauer mai queſto deſire.

 [86]
Anchor ch’a ſue pmeſſe, e a ſuoi ſcogiuri
     Deſſe credenza, e ſi achetaſſe alquáto
     No reſta che piú intender non procuri
     E che materia non procacci al pianto,
     Hauea vno amico ſuo, che de i futuri
     Caſi predir teneua il pregio e’l vanto:
     E d’ogni fortilegio e magica arte
     O il tutto o ne ſapea la maggior parte.

 [87]
Diegli pregado di vedere aſſunto
     Se la ſua moglie nominata Argia,
     Nel tempo che da lei ſtara diſgiunto
     Fedele e caſta, o pel contrario ſia,
     Colui da prieghi vinto: tolle il punto
     Il ciel ſigura come par che ſtia,
     Anſelmo il laſcia i opra, e l’altro giorno
     A lui per la riſpoſta fa ritorno.

 [88]
l’aſtrologo tenea le labra chiuſe
     Per non dire al Dottor coſa che doglia,
     E cerca di tacer con molte ſcuſe:
     Quado pur del ſuo mal vede e’ ha voglia
     Che gli romperá fede gli cocluſe
     Toſto ch’egli habbia il pie ſuor de la ſoglia,
     Non da bellezza ne da priegi indotta
     Ma da guadagno e da prezzo corrotta.

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Giute al timore, al dubbio: e’ hauea pma
     Queſte minaccie de i ſuperni moti:
     Come gli ſteſſe il cor tu ſteffo ſtima
     Se d’Amor gli accidenti ti ſon noti,
     E fopra ogni meſtitia che l’opprima
     E che l’afflitta mente aggiri e arruoti:
     E’l ſaper come vinta d’auaritia
     Per pzzo habbia a laſciar ſua pudicitia.

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Hor per far quanti potea far ripari
     Da no laſciarla in quel error cadere
     (Perch il biſogno a diſpogliar gli altari
     Tra l’huó talvolta ch ſel troua hauere,)
     Ciò che tenea di gioie e di danari
     (Che n’ hauea ſonia) poſe in ſuo potere:
     Rendite e ſrutti d’ogni poffeffione
     E ciò e’ ha al modo, in man tutto le pone.