Pagina:Ariosto - Orlando furioso, secondo la stampa del 1532, Roma 1913.djvu/634

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 [114]
E dice concioſia ch’eflſe l’non poſſa
     D’altri coſtei ſin che’l ſratel mio viue:
     Se Leon la vuol pur, ſuo ardire e poſſa
     Adopri ſi, che lui di vita priue,
     E chi manda di lor l’altro alla ſoſſa:
     Senza riuale al ſuo contento arriue,
     Torto Carlo a Leon fa intender queſto
     Coe Scho itèder gli hauea fatto il reſto.

 [115]
Leon che quando ſeco il caualliero
     Del Liocorno ſia: ſi tien ſicuro
     Di riportar vittoria di Ruggiero,
     Ne gli habbia alcū aſſunto a parer duro.
     Non ſappiedo che l’habbia il dolor fiero
     Tratto nel boſco ſolitario e oſcuro,
     Ma ch p tornar torto, vno o due miglia
     Sia adato a ſpaffo: il mal partito piglia.

 [116]
Ben ſene pente in breue: che colui
     Delqual piū del douer ſi promettea
     Non cóparue quel di: ne gli altri dui
     Che lo ſeguir, ne nuoua ſé n’hauea,
     E tor queſta battaglia ſenza lui
     Contra Ruggier: ſicur non gli parea,
     Mādo per ſchiuar dūque danno e ſcorno
     Per trouar il Guerrier dal Liocorno.

 [115]
Per cittadi mando ville e cartella
     D’appreſſo e da lontan: per ritrouarlo:
     Ne contento di queſto: monto in fella
     Egli in perſona, e ſi poſe a cercarlo,
     Ma no n’haurebbe hauuto giā nouella
     Ne l’hauria hauuta huomo di qi di Carlo
     Se nò era Meliſſa: che ſé quanto
     Mi ſerbo a farui vdir ne l’altro canto.


CANTO XLVI ET VLTIMO



 [1]

H
Or ſé mi moſtra la mia carta il vero

     Non e lontano a diſcoprirſi il porto
     Si che nel lito i voti ſcioglier ſpero
     A chi nel mar p tanta via m’ha ſcorto,
     Oue o di non tornar col legno intero,
     O d’errar femp, hebbi giā il viſo ſmorto,
     Ma mi par di veder, ma veggo certo,
     Veggo la terra: e veggo il lito aperto.

 [2]
Sento venir per allegrezza vn tuono
     Che ſremer l’aria e rimbombar fa l’onde
     Odo di ſquille, odo di trombe vn ſuono
     Che l’alto popular grido confonde,
     Hor comincio a diſcernere chi ſono
     Queſti, ch empion del porto abe le ſpode
     Par che tutti s’allegrino ch’io ſia
     Venuto a ſin di coſi lunga via.

 [3]
O di che belle e ſaggie donne veggio
     O di che cauallieri il lito adorno:
     O di ch’amici a chi in eterno deggio
     Per la letitia c’han del mio ritorno,
     Marna e Gineura e l’altre da Correggio
     Veggo del Molo in ſu l’eſtremo corno,
     Veronica da Gambera e con loro,
     Si grata a Phebo e al ſanto Aonio choro.