Convenevole è ancor, che s’abbia cura
De l’onor suo; ma tal, che non divenga
Ambizíone, e passi ogni misura.
Il vero onore è, ch’uom da ben ti tenga
Ciascuno, e che tu sia: che non essendo,
Forza è, che la bugia tosto si spenga.
Che Cavaliero, o Conte, o Reverendo
Il popolo ti chiami, io non t’onoro,
Se meglio in te, che ’l titol, non comprendo,
Che gloria t’è vestir di seta e d’oro,
E quando in piazza appari, o ne la chiesa
Ti si levi il cappuccio il popol soro?
Poi dica dietro: ecco chi diede presa
Per danari a’ Francesi Porta Giove,
Che ’l suo Signor gli avea data in difesa.
Quante collane, quante cappe nuove
Per dignità si comprano, che sono
Pubblici vituperj in Roma, e altrove?
Vestir di romagnuolo, ed esser buono,
Io mi contento: ed a chi vuol con macchia
Di bareria, l’oro e la seta dono.
Diverso al mio parer il Bomba gracchia,
E dice: abb’io pur roba, e sia l’acquisto
O venuto pel dado, o per la macchia:
Sempre ricchezze riverir ho visto
Più che virtù; poco il mal dir mi nuoce;
Se riniega anco, e si bestemmia Cristo: