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Pagina:Ariosto - Satire, 1809.djvu/65

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QUINTA 59

Se pur tal volta errasse, l’ammonisci
     Senza ira con amor; e sia assai pena,
     Che la facci arrossir senza por lisci.
Meglio con la man dolce si raffrena,
     Che con forza il cavallo; e meglio i cani
     Le lusinghe fan tuoi, che la catena.
Questi animai, che son molto più umani,
     Corregger non si den sempre con sdegno,
     Nè al mio parer mai con menar le mani.
Ch’ella ti sia compagna abbi disegno;
     E non, come comprata per tua serva,
     Reputa aver in lei dominio e regno.
Cerca di soddisfarle, ove proterva
     Non sia la sua dimanda; e compiacendo,
     Quanto più amica puoi te la conserva.
Che tu la lasci far non ti commendo
     Senza saputa tua ciò ch’ella vuole:
     Che mostri non fidarti anco riprendo.
Ire a conviti, e a pubbliche carole
     Non le vietar a i tempi suoi, nè a chiese,
     Dove ridur la nobiltà si suole.
Gli adulteri, nè in piazza, nè in palese,
     Ma in casa di vicini, e di comadri,
     Balie, e tal genti han le lor reti tese.
Abbile sempre a i chiari tempi e a gli adri
     Dietro il pensier, nè la lasciar di vista;
     Che ’l bel rubar suol far gli uomini ladri.