Pagina:Ariosto - Satire, 1809.djvu/77

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SESTA 71

Trovi marito, e modo che si tolga
     Di casa una sorella, e un’altra appresso;
     E che l’eredità non se ne dolga:
Coi piccoli fratelli, ai quai successo
     Era in luogo di padre, far l’uffizio
     Che debito e pietà m’avea commesso:
A chi studio, a chi corte, a chi esercizio
     Altro proporre; e procurar non pieghi
     Da le virtudi il molle animo al vizio.
Ne questo è sol, ch’a li miei studj nieghi
     Di più avanzarsi, e basti che la barca,
     Perchè non torni a dietro, al lito leghi.
Ma si trovò di tanti affanni carca
     Allor la mente mia, ch’ebbi desire
     Che la cocca al mio fil fesse la Parca.
Quel, la cui dolce compagnía nutrire
     Solea i miei studj, e stimolando innanzi
     Con dolce emulazion solea far ire;
Il mio parente, amico, fratello, anzi
     L’anima mia, non mezza no ma intera,
     Senza che alcuna parte me ne avanzi,
Morì Pandolfo poco dopo: ah! fera
     Scossa, che avesti allor, stirpe Aríosta,
     Di ch’egli un ramo e forse il più bello era.
In tanto onor vivendo t’avría posta,
     Ch’altro a quel, nè in Ferrara, nè in Bologna,
     Ond’hai l’antiqua origine, s’accosta.