Pagina:Aristofane - Commedie, Venezia 1545.djvu/118

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Fid.
Non era adunque huomo colui, che prima fece questa lege, come tu, et io? et dicendola l'hà fatta credere à gli antichi? che cosa è dunque minore s'è licito ancora à me mettere una nuova lege un'altra volta da quì inanzi, che i figliuoli ribattino i padri? et quante botte havemo havuto avanti'l mettere de la lege, le lasciamo, et diamole la dote da essere tagliata. Considera un poco i galli, et questi altri animali, che puniscono i padri, et non di meno quelli da noi niente sono differenti, se non che non scrivono sententie.
Str.
Perche cosa adunque, poi che imiti in ogni cosa i galli et le galline, non mangij anchora lo sterco, et non dormi su le legne?
Fid.
Questo non è una cosa medesima ò tu, ne anchor cosi pareria à Socrate.
Str.
Apresso di questo, non battere, ma se altramente fai, in ultimo te istesso accusarai.
Fid.
Et à che modo?
Str.
Perche io hò ragione à punirti: tu poi tuo figliuolo, se n'havrai.
Fid.
Se non haverò poi, in darno mi piangerà: et tu gridando ne morirai con la bocca aperta.
Str.
A mè ben pare ò huomini del mio tempo ch'egli dica le cose giuste et meritevoli. et le cose buone et decenti à queste, à me parono concedere et darmi luogo: che gli è cosa giusta et conveniente che noi piangiamo, se non faciamo cose da huo-