Pagina:Aristofane - Commedie, Venezia 1545.djvu/154

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D'ARISTOFANE 77
Coro
Veramente haverà grande ira l’altitonante in se, quando vederà il stridulo dente e aguzzo de ’l emulo suo, à l’hora gli occhi la circoiranno con gravissima furia, e saranno grandi contentioni d’altri parlari, e politioni, de scissioni, e scolpimenti d’opere de ’l punito huomo, e parole alte de ’l sapiente. quello horrido e impetuoso butterà suso la seta de ’l comato collo, congregantesi il grave supercilio. forte ritrahendo con spirito inanimato quelle superbe parole. poi quello rabula di parole, isquisitore suttile, movendo le odiose briglie con la lingua voltata, che divide le parole, a ’l opposto suttilmente ragionando, ecciterà gran fatica da ’l suo polmone.
Euripide
Non mi dire nulla, ch’io non muterò il throno. imperò che son il migliore in questa arte, e ’l più valente.
Dionisio
Eschilo che dici? oditu?
Euripide
Egli superbisce primamente, si come sempre mentisce ne le tragedie.
Dionisio
O infelice, non dire cose tanto grandi.
Euripide
I conosco costui, e gia ho considerato che egli è vilano, presuntuoso, effrenato, intemperante, bocca senza porta, temerario, e superbo.
Eschilo
O veramente figlio d’una arvale dea, zanciatore non mi dire questo. tu fai gli altri poveri, e sei tu cusitore de vesti rotte, e vilanesche. ma dici questo, che per alcuna cosa non sei alegro.