Pagina:Aristofane - Commedie, Venezia 1545.djvu/280

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d'aristofane. 140
La.
O regazzo lega i letti ne'l scuto. e io medesmo portarò la sporta.
Di.
O regazzo lega la cena ne la cista, et io piglierò la cappa e io me n'anderò.
La.
Piglia e togli suso il scuto, regazzo vallo à torre. Il nevica, cancaro, cose invernali.
Di.
Piglia e togli suso la cena, cose da far collatione.
Co.
Andate homai alegrandovi a la militia, cosi si va per la via eguale e diritta. Costui beurra sendo coronato, e tu piglierai il fresco, e costui dormirà con una bellissima meretricula, de con la mano gli turnera a ben la bestia.
Puostu ò Gioue ammazzare malamente quello Anatimaco di Pscade Poeta, compositore de canzoni, sempio parlatore, il quale, ò pouero me, dando i Baccanali, me hà fatto stare senza cena. io'l vederò anchora d’una sepia batter bisogno: ma gli possa andare via quella marina arrostita, boglie te, giacente fu la mensa, e s’eglila vorrà pigliare, un cane morsicatolo, se ne fuga uia.
Tal disgratia a lui stesso avegna, poi ancho un’altra magior la notte. che havendo la febre, cavalcando se ne vadi a casa, e che un’embriaco, il furente Oreste, gli dia alla testa. e egli volendo pigliar un sasso ne le tenebre, pigli un stronzo fresco ne le sue mani: e havendo’l marmore impetuosamente corri, e fallando dia adosso a Cratino.
No.
Servi, che ne la casa di Lamaco sete: aqua, aqua se

s iiij scaldi