Questa pagina è stata trascritta ma deve essere formattata o controllata. |
pagno servidore.
- Eu.
- Un’ucello dunque ha bisogno di qualche servo?
- Ser.
- Sì, perche costui, penso, prima quando era huomo, à l’hora gli piaceva mangiar pescetti falerici. io corro là ove sono i pescetti, e ne piglio un cadino. gli venia voglia di polenta, vi bisogna l’olla, e la cazza da menestrar, corro à tuor la cazza.
- Eu.
- Questo trochilo ucello, so io adunque, che fai ò Trochilo? chiamane il patrone.
- Tro.
- Ma per Giove adesso dorme, et mangia non sò che mirti et serfi.
- Eu.
- Destalo pure.
- Tro.
- Sapiamo chiaramente ch’egli l’haverà per male, ma per amor vostro lo destarò.
- Pi.
- Postu romperti il collo, che m’hai fatto morire di paura.
- Eu.
- Oime sventurato, et il cornachione à me vien per paura.
- Pi.
- O spaurosissima bestia che sei, hai lasciato andare il cornachione per paura?
- Eu.
- Dimmi e tu non hai lasciato fugire la cornachia, cadendo giu?
- Pi.
- Non io per Giove.
- Eu.
- Mò ov’ello?
- Pi.
- E volato via.
- Eu.
- Non l’hai dunque mandato via castron, tu sei un bell’huomo. apri la selva, ch’io possa uscir hor-