Pagina:Aristofane - Commedie, Venezia 1545.djvu/416

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andar à i dei.

Fig.
Hai detto incredibile cosa padre, padre caro. in che modo un’animale sporco è andato à i dei?
Tri.
Gli andò per il passato per l’odio dell’aquila, volgendo l’ova e attristatosi.
Fig.
Hor bisognava che gli giugnesti l’ala de’l Pegaso, à ciò che tu paressi à i dei piu tragico.
Tri.
O misero tu mangiarai à me doi pani. dunque di quel pane ch’io mangio, satierò costui.
Fig.
Et se’l cascasse ne l’humido profondo del mare, in che modo sendo volatile, potrà egli scampar fuora?
Tri.
Io ho bene il temone à proposito, che doperarò. Cantaro poi ha fatto il navigio ne’l Nasso.
Fig.
Poi, che porto t’haverà sendo portato?
Tri.
Ne’l Pireo è già il porto di Cantaro.
Fig.
Advertissi bene, che errando non cadi giu, e che divenuto zoppo tu non dij lo argomento à Euripide, onde ne nasca la Tragedia.
Tri.
Et queste cose mi saranno in cura, hor alegratevi. e voi per le quali ho affanno, non pettegiate ne cacate per tre dì. però che se costui à l’alta sentirà l’odore, gettandomi giu con la testa mi ingannerà. Hor Pegaso alegramente và inanti, havendo l’aureo suono de gli archi, movendoti con le splendide orecchie, che fai tu? che fai? quando tu odori le fetide vie, confidandoti partiti da la terra. poi istendendo la corsiva ala, dirittamen-