Pagina:Aristofane - Commedie, Venezia 1545.djvu/470

Da Wikisource.

D’ARISTOFANE. 235
D.
Ben ò carissima Prassagora, e convenientemente, onde ò misera hai si ben’imparato?
P.
In Figi habitai con mio marito ne’l Picne, poi udendo hò imparato da gli oratori.
D.
Non in darno ò misera sei eloquente e savia, che ti elegemo per duce noi donne, se farai quello che pensi. ma se Cefalo ti parla sendo corrotto, come gli dirai tu contra ne la concione?
P.
Dirolo essere pazzo.
D.
Tutti sanno questo.
P.
Anche esso lui far furia.
D.
Et questo sanno tutti.
P.
Et mal formar scutelle, e questa cità bene e galantemente.
D.
Et se Neoclide Glamone te morde?
P.
Gli hò detto che’l vada a guardar ne’l culo a’l cane.
D.
Poi se te battiranno?
P.
Mi moverò pur, non dimeno havendo habute qualche bastonate.
D.
Questo solo è inconsiderato, se i birri te strassinaranno, che farai tu?
P.
Cosi mi isvolgerò, che mai per mezzo sarò pigliata.
D.
Noi se ne levano, li commmanderemo che ne lascino.
P.
Queste cose ben dette sono.
D.
Poi non consideraremo quello, in che modo s’arricordemo levar le mani à l’hora, imperò che siano