Pagina:Aristofane - Commedie, Venezia 1545.djvu/608

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gre, e Baccho, il quale trà le Menadi arde ne gli occhij, & è infiamato, e fa venire l’honoranda e beata moglie, e li Dij, i quali doperaremo per testimonij non isdomentichevoli ne la gran quiete, che n’ha fatta la Dea venere. alalè iè Peion, lievamosi su iè, come per la vittoria, iè euè, euè, euè, euè. Lacone vien fuora à la nuova, nuova Musa.
Coro de Laconici
O musa lascia un poco il desiderato Taigeto, vien ò Laconiese à celebrare in Amicle l’honorato dio Apolline e Minerva Calcieca, e i galanti fratelli Castor e Polluce, che combattono presso à l’Eurota. Eia entra di gratia, ò ia leggiermente squassandoti e ballando. O celebramo Sparta à cui sono à cura i chori de li Dei e ii ballore e muover de piedi. Le giovanette vergini presso l’Eurota crolanosi frequentemente, frettandosi cò i piedi, & le chiome si squassano, come de le Bacche che volgeno i Thirsi, & che ballano. Egliè presidente la santa figlia di Leda, speciosa e bella Capitania de la compagnia. Horsu acconciatevi la chioma con la lenza in groppo con la mano. salta cò i piedi come farebbe un cervo, e fà il plauso conveniente à la chorea, e celebra la Dea ottima Calcieca, e guerregiatrice.