Pagina:Arrighi - La scapigliatura e il 6 febbrajo, Milano, Redaelli, 1862.djvu/144

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Fresca e snella come un giunco, vestiva un abitino di seta chiaro senza balze e portava sul corpetto uno spallaccino di grôs nero, che faceva spiccare mirabilmente la curva aggraziata e modesta del seno e dei fianchi, e le dava una cert’aria da collegiale, che stonava assai colla gazzarra che le ferveva intorno.

Chi mai vedendola in quella compagnia non l’avrebbe messa a fascio con Teresa e le altre traviate?

Eppure tra lei e Teresa c’era tutta la differenza che corre dalla madamina di Milano alla lorette di Parigi; la stessa cioè che passa fra il cane ed il lupo, che sono pure d’una medesima famiglia: il cane tutto amore, fedeltà, devozione; il lupo fame ingorda, e istinti rapaci.

E Teodoro sel sapeva per prova.

Infatti Teresa non era altro che una splendida brutta-copia di francese Camelia, mentre la Gigia si sarebbe detto essere il puro e genuino tipo delle nostre crestaine.


Povera Gigia!

La sua storia a Milano è comunissima. A Torino forse, e a Parigi sopratutto — dopo la morte dell’ultima grisette — questa storia è inverosimile, anzi incredibile. A Parigi, dove tutto si compera con denaro, e tutto si vende per denaro, non si crede più a un simile carattere. Amore, amore, e null’altro che amore, senza un solo sospetto di interesse o di egoismo, era in quell’anima pura ed