Pagina:Arrighi - La scapigliatura e il 6 febbrajo, Milano, Redaelli, 1862.djvu/148

Da Wikisource.

— 144 —

Era appunto in quell’epoca in cui gli occhi di Noemi gli aveano fatto smettere il vestito da disperato; quel sentimentale amore, sebbene senza speranza, lo aveva riconciliato coll’esistenza monotona e positiva che gli toccava di condurre a Milano; e tirava all’ordine.

La Gigia dunque, portata dal suo desio, si era messa ad allungar la strada per vedere Emilio. La povera ragazza quando lo scorgeva venir da lontano abbassava gli occhi, e passava oltre senza aver la forza di levarglieli in viso. Emilio non s’accorgeva di nulla; ma ella era felice per tutto il giorno...

Come però la cosa andava indefinitamente per le lunghe, senza una conclusione, la Gigia cominciava a perdere il suo buon umore, e qualche volta la si lasciava cogliere a piangere da sua madre; nè c’era verso che alcuno potesse più accompagnarla a casa. Le compagne della scuola a cui essa non aveva saputo tacere il suo primo segreto d’amore irridevano quell’affetto solitario; il che non faceva che attizzar sempre più la sua fiamma.

A furia di parlare con esse del suo Emilio — non ancora suo — la era venuta a sapere, se non altro, che egli era libero, o — come diceva lei — senza impegni. Allora la logica istintiva del suo cuore le aveva suggerito il mezzo più semplice che possa venir in mente a donna che si strugge d’amore. Comperato un bel foglio di carta da lettere, tutto a rabeschi colorati, gli aveva scritto un’epistola così piena di candida tenerezza e di errori