Pagina:Arrighi - La scapigliatura e il 6 febbrajo, Milano, Redaelli, 1862.djvu/153

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nuta a sapere che Emilio frequentava la casa d’una contessa Cristina Firmiani, s’era ingelosita di costei. Tanto più quando un giorno — una settimana prima di quello in cui la troviamo a cena — vide appunto la contessa venire dalla Chaillon a comandare un cappello, pregandola che le fosse mandata a casa la Gigia per provarlo.


Erano in questo stato le cose allorchè ella fu condotta da Emilio al Rebecchino dove vi trovò la Teresa — ch’ella conosceva già come amante di Teodoro, — la quale le disse non solo dell’infedeltà del suo Emilio, ma anche di sapere il nome della sua rivale.

— Via, Teresa — diceva la Gigia al suo orecchio mentre Teodoro finiva di camuffarsi da Maometto — te ne scongiuro... se è vero che tu lo sappia, dillo anche a me... dillo per carità.

— Ma se non posso in coscienza... Guai se Teodoro sapesse che mi sono lasciato sfuggir di bocca quel nome.

— Teresa... abbi compassione di me... sii buona... Che vuoi tu ch’io ti giuri?... Io sono segreta come un sepolcro, se prometto... dimmelo, Teresa.

— È impossibile... te lo ripeto, non posso.

— Impossibile! Ma è impossibile piuttosto ch’io non debba saperlo... Lo sanno tutti!

— Non è vero; non lo sanno che i sette.

— Ma chi lo disse a Teodoro? Non già Emilio.