Pagina:Arrighi - La scapigliatura e il 6 febbrajo, Milano, Redaelli, 1862.djvu/164

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roba; ma una ignobile mano aveva presieduto a quell’ammobigliamento. I colori stonavano fra di loro; nessun oggetto parlava al cuore... non un fiore, non un capo d’arte, non una memoria... Una vera sala senza espressione!

Quando una donna ben nata, ricca, educata, soffre di abitare in un appartamento in cui le leggi del buon gusto sieno lese, per quanto leggermente, il carattere di quella donna, per me, è già bell’e delineato. Ella potrebbe essere buona come un angelo, bella come una Venere, virtuosa come la madre dei Gracchi, difficilmente potrei appassionarmi per essa, giacchè sarei certo che le mancherebbe una dote preziosa per la donna: la grazia... il buon gusto.


Cristina era così. Sappiamo già a un dipresso quali rei progetti volgesse nell’animo costei, e di quanta perfidia ella fosse capace. Pronuba, per non dir peggio, agli amori di sua cugina, era riuscita a darle un amante. Ma questo non era che il prologo del dramma che essa meditava. L’amore di Noemi doveva servirle per arrivare alla catastrofe, ad ottener la quale fidava sopratutto nella gelosia del Dal Poggio, ch’essa conosceva come il più orgoglioso degli uomini.

Ma il difficile stava nell’aprirgli gli occhi. Di qual mezzo servirsi fra i pochi infami mezzi che si conoscono per avvisare un marito che sua moglie lo tradisce? Una lettera anonima, oltre che non