Pagina:Arrighi - La scapigliatura e il 6 febbrajo, Milano, Redaelli, 1862.djvu/166

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Stavan così le cose quando il Dal Poggio venne a casa sua. All’udire che il marito di Noemi era venuto per parlare con Girolamino non sospettò menomamente che egli avesse il secondo fine che noi sappiamo, e pensò che le cadeva la palla al balzo per cominciare a scuotere quella superba sicurezza, e per attizzare un po’ la di lui curiosità riguardo alla condotta di Noemi.

— Che buon vento, Emanuele? — diss’ella entrando nella sala, gaia e sorridente come una primavera avanzata.

— Son venuto per parlar con Gerolamo, ma, come al solito, non lo trovo. M’hanno scritto per un certo affare che egli sa, e volevo chiedergli un consiglio.

— È andato dal podestà; — disse Cristina — Ma siediti un minuto, cavati il soprabito.

Dal Poggio ubbidì quasi macchinalmente e si sedette con Cristina innanzi al camino.

— Ti dirò, Emanuele, — ripigliò la Firmiani con un’aria di insinuante confidenza — io sono un po’ ambiziosa... e vorrei vedere mio marito qualche cosa in paese...

— Lo so.

— Chi te lo disse?

— Lui.

— E che cosa ti disse?

— Che sei ambiziosa.

— E poi?

— Che vorresti vederlo consigliere comunale, assessore, membro dell’istituto, e cavaliere di qualche ordine.