Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
so benissimo che la mia vita è in tue mani, e che volendo, potresti stanotte istessa farmi tradurre dritto in castello.
— Ed io, dunque, non sono anch’io in questa circostanza?
— Sì; colla differenza che tu stai sicuro di me, mentre io non sono sicuro di te.
Paolino non fiatò.
— Non mi rispondi? Sai che il proverbio dice: chi tace conferma. Dunque, se è così, vedi che tu sei un birbante — continuò Emilio fra i denti.
— Ohe! — fece Paolino.
— Sei un ribaldo!... Làsciatelo dire; sei un ribaldo... Tanto per farti vedere che non ho paura di te. Ascolta bene, Paolino: se tu hai nelle mani questo infame mezzo, io ne ho un altro molto più segreto e più terribile, che fa giustizia quando il colpevole meno sel pensa, e che fino adesso non ha nè fallata una vittima nè scoperto un punitore... Ricordati dell’arcangelo Gabriele.
Per comprendere quest’ultima frase di Emilio bisogna sapere ciò che segue:
Qualche mese prima “di pieno giorno, in una delle contrade più centrali della città„ — la contrada del Durino — “il protomedico Vandoni, ritornando dal palazzo civico alla sua casa, era stato pulitamente soffermato da un giovine di bell’aspetto e in buon arnese, che cavato il cappello gli si accostò per parlargli vicinissimo...; s’udì un grido acuto, e nello stesso tempo fu visto il protomedico stramazzare a terra... Era morto.