Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
Nel frattempo il piccolo palafraniere, montato a cavallo, partì come un lampo.
S’era messo un freddo da lupo. La pioggia mutata in nevischio, cadeva a spruzzoli sodi e minuti, brizzolando qua e là il bruno selciato della via.
Il professore, non appena si fu seduto in carrozza, trasse di tasca il fazzoletto con un tacito e arguto sorriso, e piegatolo diagonalmente sulle ginocchia si volse all’altro e gli disse:
— Dunque bisogna che ella mi faccia il nodo.
— Se lei non pigliasse la cosa con tanta disinvoltura, — osservò il suo compagno di viaggio, prendendo nelle mani i due capi del fazzoletto — io sarei in obbligo di chiederle mille scuse.
— Non val la pena per così poco; — sclamò il professore — La stringa un po’ di più... un po’ ancora...
E quando si sentì annodato a dovere il fazzoletto sugli occhi, sdraiandosi filosoficamente nel suo angolo, sclamò con un piccolo scoppio di riso:
— Ora sfido a vederci.
E qui, consigliati dalla voluttuosa sensazione che si prova ad essere trasportati velocemente in carrozza, e dalla fatica che avrebbero dovuto fare per udirsi, col rumore delle ruote sul lastrico, fecero silenzio.
Si andava sempre con una velocità spaventosa.
Il professore — quantunque non avesse svilup-