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— Ella cerca forse di me, non è vero?
— Sì signore. Lei è il signor Teodoro Frenzi?
— Per servirla.
— Allora mi rincresce di doverle dire che deve seguirci perchè abbiamo l’ordine di...
— Lo so; — interruppe Teodoro.
Poi voltosi a Gustavo che aveva capito tutto, e stava già per parlarne ad Emilio, disse:
— Fallo venir di fuori.
E s’avviò per uscire.
Il commissario gli tenne dietro, seguìto egli stesso da Emilio e da Gustavo che spiegava la cosa all’amico.
— Come si può fare, per non incomodarsi? — chiese Emilio al commissario — Pago io per lui.
— Lei, signor Digliani? — sclamò il commissario squadrandolo dal capo alle piante.
— Sì io, se le accomoda; — rispose Emilio.
— Nulla di più facile. Si accompagna il suo amico alla polizia, si fa una dichiarazione, si versa il danaro, e il signor Frenzi è libero come un uccello dell’aria.
— Andiamo dunque; — disse Emilio — Tu va con loro, io ti raggiungerò fra poco.
E abbassata la voce continuò:
— Bada ad esser docile, e a non farne qualcuna delle tue, che non avessero a pigliar qualche pretesto per andar a casa a farti una perquisizione.
— Ho capito; — interruppe Teodoro — Lasciate fare a me.