Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
teria, e che sotto ad esso si agitavano ancora vergini e tremende passioni, e tanto più tremende quanto meno avevano avuto campo di manifestarsi.
I due giovani erano giunti alla casa di Niso Piertini.
Montate le scale bussarono al suo uscio tre colpi a lento intervallo.
Niso venne loro ad aprire con un grosso volume fra le mani.
— Bravi! — sclamò vedendoli — Avete fatto bene a venire.
E dato di nuovo il chiavistello all’uscio, seguì i due amici nel suo studio.
Là fece volare in aria il volume che teneva in mano, dicendo:
— Al diavolo anche tu!
Era il codice civile austriaco.
Il povero volume andò a cadere in mezzo a una miriade di scartafacci e di carte, che stavano alla rinfusa sopra uno scrittoio.
Niso si sedette.
— Volete sentirne una grossa? — diss’egli sottovoce.
— Che c’è?
— Di qua è uscito poc’anzi un uomo mandatomi da Mazzini, a propormi un colpo di mano.
— In Milano? — chiese Gustavo.
— Sì, in Milano.
— Per quando?