Pagina:Arrighi - La scapigliatura e il 6 febbrajo, Milano, Redaelli, 1862.djvu/68

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— Eh! l’ho detto io! — sclamò il nonno alzando un po’ la voce e guardando in viso a Cristina — tu le vuoi dar da cena, e le fa male...

Noemi a queste parole trasalì di nuovo, e lanciò a sua cugina un’occhiata divorante.

Questa che era stata preparata all’assalto da Noemi, rispose con un’aria di verità che faceva assai onore a’ suoi istinti di simulazione:

— Oh non può essere, caro nonno; ha mangiato pochissimo.

Il conte Gerolamo che aveva udito il dialogo voltosi a sua moglie chiese:

— Dove?

Obbligata a rispondere anche a suo marito, Cristina non potè che continuare nella sua finzione.

— A casa; — disse coll’aria indifferente di chi vorrebbe troncar su quell’argomento.

— A casa nostra?

— Ma sì! — ripetè Cristina con impazienza.

— Ed io non ne so nulla?

— Eri al club — continuò Cristina, ridendo a fior di labbro.

— Non m’hai detto nulla; — insisteva il conte.

— Oh sta vedere che si dovranno dire al marito tutti i pettegolezzi...

E per troncare si volse a parlare di tutt’altro col vicino di sinistra.

Noemi intanto avea diretto di fianco la parola a suo marito come per tenerlo a bada. Ma Cristina aveva veduto che coll’orecchio vigile aveva tenuto dietro con una specie di ansia angosciosa al suo discorso.