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NAPOLI D'OGGI 223

l'opera del Risanamento e l'acqua di Serino, il taglio chirurgico ed il lavaggio. Il taglio è stato profondo, copioso e benefico il lavaggio. Il corpo della leggiadra Partenope ne è venuto fuori rinnovato, rinvigorito, più lindo e più affascinante di bellezza.

Gli artisti hanno trepidato per qualche tempo, temendo che il restauro danneggiasse il quadro, che il soffio della civiltà spazzasse le vie tinte antiche, deformasse le vecchie linee, mutasse la fisionomia speciale e caratteristica della nostra città. E piansero sinceramente quando sugli augusti vicoli, sulle case e sui fondaci descritti nelle pagine pittoriche di Jorick, di Renato Fucini, di Salvatore di Giacomo, di Matilde Serao e di Ferdinando Russo, videro piombare come uno sciame di cavallette i picconi demolitori e le squadre degli ingegneri, Diedero un malinconico addio al vecchio Sedile di Porto, al teatro di Donna Peppa e al S. Carlino, ai vicoli della Duchesca e a quelli di S. Lucia. Ma, col passare degli anni, gli amanti del colore locale hanno dovuto convincersi che, malgrado tutte le trasformazioni, il carattere della città non è mutato. Molte cose sono sparite e molte cose nuove vi sono comparse. Articoli e libri su Napoli che muore, Napoli che se ne va sono stati pubblicati in questo trentennio, lamentandovisi tante cose, le quali non sono più che un ricordo, tante cose e tante figure scomparse del tutto, o che vanno diventando sempre più rare.

piazza della borsa e fontana del nettuno. La vecchia strada di Porto, col suo visibilio di aste fra botteghe e botteghe, che reggevano per aria tende, le tettoie, le stuoie sfondate, gli incerati in brandelli, le vecchie sottane scucite, le lenzuola ricamate di rammendi, per difendere dal sole e dall'acqua i bianchi e le masserizie ingombranti i larghi marciapiedi, ha lasciato il posto alla via Nicola Amore e al corso Umberto I, che i napoletani si ostinano a chiamare Rettifilo. I quattro stretti e luridi vicoli senza uscita di S. Lucia, di cui tutte le miss inglesi conservano gelosamente la fotografia nei loro albums, sono spariti e nuovi palazzi scorgono per incanto al loro posto, dinanzi al golfo luminoso, mentre, colmata la piccola rada di Santa Lucia, dove un tempo si scendeva a vuotare le ostriche e le angine e a bere l'acqua sulfurea, si dilunga e si snoda al sole, fra la terra e il mare, come un immane serpente il quai Caracciolo, una delle più splendide strade d'Italia. Il gruppo di casupole che ingombrava piazza Municipio e in mezzo a cui si apriva il teatrucolo di Donna Peppa e la gloriosa scena del S. Carlino, è stato abbattuto