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s. sebastiano. svanita l'ingiusta prevenzione che circondava fino a poco tempo fa l'arte italiana del sei cento. Nella sua seconda maniera, che sta fra quella della tenebrosa — pel contrasto violento e non sempre giustificato delle luci e delle ombre — e la guidesca, che al Reni chiede, senza raggiungerlo, il segreto della grazia e della delicatezza, il Guercino, colpito dall'arte personale di Michelangiolo da Caravaggio, seppe spesso sposare alla forza del rilievo e al modellato scultorio una così mirabile armonia di composizione e di disegno da giustificare tutti gli entusiasmi dei contemporanei e dei biografi.

V'è tuttavia un aspetto dell'arte del maestro di Cento che, se non erro, non è stato sufficientemente preso in considerazione: quello del disegnatore. Eppure anche da questo lato lo spirito del genialissimo artista si presenta multiforme e attraente. Pel vantaggio che, in generale, i disegni offrono allo studioso e all'artista di presentare il carattere dei nostri antichi maestri in tutto il loro genuino aspetto di creatori, spogli da preoccupazioni di mode e da legami di scuole e maniere, anche l'arte guercinesca, come quella di molti altri maestri del suo tempo, ha tutto da guadagnare in questo studio diretto dell'animo dell'artista: starei per dire che il disegnatore dovrebbe accogliere anche le simpatie che qualche volta non sono concesse al pittore.

La foga del Guercino nel disegnare non conosce limiti d'ispirazione e di tecnica; ne' suoi dieci libri di disegni dei quali l'Orlandi e altri biografi ci parlano e di cui i fogli sono sparsi un po' dovunque in Italia e all'estero, l'artista accennò o svolse tutti i soggetti, tentò tutti i motivi: martiri di santi, ritratti, paesaggi, composizioni tolte ai poemi in voga o ai quadri dei maggiori maestri, soggetti mitologici, studi per incisioni, Sacre Famiglie e Sacre Conversazioni; persino — in due disegni della Galleria degli Uffizi — le operazioni chirurgiche. Tutti i mezzi gli furon buoni: l'acquerello, la penna, il bistro, la matita nera e la sanguigna.

due monaci.A dare una pallida idea di quella enorme attività riproduco qui alcuni dei disegni meno conosciuti, che tolgo dai molti esposti nella collezione della Pinacoteca di Brera, testé arricchitasi per doni e depositi notevolissimi. Con la foga vertiginosa che gli è propria e che fa riconoscer subito i disegni di Guercino fra mille, il maestro, su fogli di carta di tutte le qualità e di tutte le dimensioni, schizza le sue scene vivaci e i particolari: a quel modo che la fugace impressione, rapidissima, gli attraversa il suo cervello d'artista, egli subito «va significando» sulla carta. Ora è la scena di una lotta fra due satiri che si avvinghiano (fig. 1), ora lo studio, a pena abbozzato, di un torso nudo nella tensione dei muscoli (fig. 2), ora sono tranquille figure di santi in preghiera o di monaci seduti (fig. 3), or profili di donne (fig. 4), dal dolore viso espressivo e aperto qual'egli coglieva al vivo fra le popolane di Cento e di Bologna, e che assurgeranno più volte all'onore di esser collocate, madonne in gloria, a lato del Redentore fiammeggiante o protagoniste di una scena di