Pagina:Arturo Graf - Le Danaidi.djvu/151

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ir, tempio dell’amore 139 Facce ammaccate e frolle di gaudenti imbecilli, Che frodando egualmente la natura e la sorte, Vivono per godere e s’annojano a morte, E più non sanno come rifornirsi di grilli. Facce slavate e sciocche di nobili scaduti, Che pur di non far nulla e d’aggiustare i conti, Per una dote onesta si dichiarano pronti A incanagliar lo stemma e a diventar cornuti. Facce di gentildonne, che per non star sul grande, Parlano come trecche, veston come baldracche, E si vendono a peso, prima di darsi, stracche, A tutelare asili, a vegliare educande. Mutrie, grugni, ceffi, ghigne di bassa mano, Lubriche, torve, turpi, stupide, sciatte, sfatte, Dove con la natura l’artifizio combatte: Maschere mostruose: — di rado un volto umano. Il povero Cupido si sente molto solo, Ed anche molto vecchio, pur essendo un ragazzo... Oh, come volentieri, senza fare schiamazzo, Senza voltarsi indietro, ei prenderebbe il volo!