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26 l’ultimo viaggio di ulisse

     I portenti e i perigli, e il covo atroce
     Di Polifemo, e la bugiarda voce
     Delle vaghe sirene, e a parte a parte,
     Di Calipso e di Circe i vezzi e l’arte.
     Note cose ei narrava, e già da molti
     E molt’anni trascorse; eppur con volti
     Pallidi d’ansia, e con immote ciglia,
     Come fanciulli a cui di meraviglia
     Nova sieno cagion le antiche fole,
     Bevevan l’onda delle sue parole
     Quei prodi: e in cotal guisa a lui d’intorno
     Spesso li colse, rinascendo, il giorno.

Ma tranquilli, uniformi, in pace e in gioco
     Passar altri quattr’anni: e a poco a poco
     D’Ulisse il labbro ammutolì, l’arguto
     Riso, onde gli atrii già sonâr, fu muto,
     E una torbida nube il guardo acceso,
     L’ampia fronte oscurò. Non già che il peso
     Ei dell’età sentisse, o di celato
     Morbo l’insidia, o di nemico fato
     L’ira funesta paventasse e i danni.
     Non così salde mai come in quegli anni